«Un uomo è ricco in proporzione del numero di cose delle quali può fare a meno»
Henry David Thoreau, Walden, ovvero vita nei boschi

sabato 10 dicembre 2022

L'etica non è questione di scienza, ma di coscienza Pensiero #8

Non sarò uno scienziato, ma un po’ di scienza l'ho studiata, e proprio perché l'ho studiata ne conosco i limiti. Non si può fare della scienza un idolo, diventerebbe quello che non è, Scienza con la "s" maiuscola, ovvero un dogma inviolabile. Principio cardine della scienza, invece, è la sua stessa imperfezione, incompletezza, è la scienza stessa a mettersi continuamente in discussione, a definire le sue leggi entro confini ben delimitati.

Altra cosa è la vita umana, l'esistenza umana, altrettanto imperfetta e precaria, altre le questioni: come scegliere di vivere la nostra vita, se e come utilizzare le nozioni scientifiche e trasferirle in applicazioni tecniche. Allora qui siamo nel campo dell'etica, e la scienza non c'entra proprio nulla, si tratta soprattutto di coscienza, di leggi dell'anima magari, ma non assolutamente di fatti scientifici.

Dovrebbero essere in primo luogo i principi e i valori etici (autodeterminati) a comandare le nostre scelte di vita, non le leggi di scienza e di Stato (eterodirette). Ma soprattutto dovrebbe essere l'etica stessa, quella di cui oggi si evita persino di parlare, alla base del nostro Stato di diritto.

mercoledì 19 ottobre 2022

La speciazione culturale è prossima, che fare?

 


La pandemia ha accelerato tutti i processi trasformativi, tra questi anche quello di speciazione culturale. È sempre più evidente che esiste uno scollamento tra la popolazione, in particolare tra le persone che hanno intrapreso un proprio percorso interiore, che le ha condotte ad acquisire uno stato di coscienza più elevato, e quelle che invece non hanno lavorato minimamente su se stesse e sono cadute facili prede della narrazione dominante, ignare di aderire al monopensiero, il loro stato di coscienza è ridotto, se non addirittura inerte. 

Questo distanziamento, non sociale, ma culturale non fa che aumentare e presto assisteremo a una vera rottura dovuta a una totale incomprensione tra i due gruppi; nonostante entrambi parlino la stessa lingua, vivano nello stesso luogo e nella stessa epoca, siano sottoposti agli stessi stimoli esterni, non riusciranno più a comunicare perché i loro presupposti di partenza, su cui basare qualsiasi minimo ragionamento, anche il più banale, sono completamente diversi, opposti direi. Per un gruppo si tratta di presupposti eterodiretti, quindi determinati e imposti dall'esterno, per l'altro gruppo invece sono presupposti autodiretti, ovvero generati e scelti dall'interno.

La domanda principale sarà quindi cosa succederà ai due gruppi, e soprattutto cosa succederà tra i due gruppi. Il gruppo dei consapevoli è per adesso in percentuale piccolissimo e non sta generando particolari problemi al Sistema, che lo etichetta e lo emargina molto facilmente isolandolo e facendolo apparire come un'anomalia di poco conto.

C'è da considerare, però, che la pandemia ha segnato una forte discontinuità col passato, uno spartiacque, un punto di non ritorno, e l'aggravarsi della triplice crisi (ecologica, economica e umana) è adesso, non solo di gran lunga accelerata, ma anche sicuramente inarrestabile.

Nel prossimo futuro, quindi nei prossimi anni, è prevedibile che il gruppo dei consapevoli cresca in modo esponenziale, uscendo dall'irrilevanza e dalla segregazione. Il Sistema probabilmente non riuscirà più a contenerli nella segregazione e dovrà prendere una decisione: o l'eliminazione diretta di tale gruppo dissidente oppure, molto più realistico e auspicabile, scendere a un qualche tipo di compromesso, magari allentando la presa su di loro, e garantedogli uno "spazio vitale culturale".

Una cosa è certa, il Sistema sta dando segni di cedimento ormai da tempo, e la pandemia ha dato un grosso scossone, provocando lacerazioni che sarà difficile rimarginare velocemente, visto anche che le crisi si sovrapporranno e si rafforzeranno a vicenda. Per restare in vita, dovrà necessariamente mantenere saldi i suoi dogmi (crescita economica, progresso tecno-scientifico, antropocentrismo) difendendoli allo stremo, anche là dove è palese che siano fallimentari, anzi là dove si evince che siano essi stessi le cause della crisi che attraversiamo, arrivando a difendere l'indifendibile, a negare le evidenze, facendo emergere una serie di paradossi e di insensatezze.

Non deve stupire, tuttavia, che molte persone, anche davanti a tali insensatezze e paradossi non si facciano delle domande, non mettano in discussione niente, non deve stupire perché dopo un vita intera, di più generazioni, vissuta nella totale e cieca fede in certi dogmi, ritenuti assolutamente incontrovertibili, è perfettamente normale che non si riesca a "vedere" con i propri occhi la realtà, che non ci si riesca a liberare di tali imposizioni culturali, un po’ per inerzia psicologica certamente, ma anche, e forse soprattutto, per una profonda, e magari inconsapevole, paura dell'ignoto.

Che cosa dovremmo fare, allora, noi che sentiamo di non appartenere più a questa società, noi che stiamo assistendo al crollo di un Sistema che da anni andavamo percependo come sempre più pervasivo? Io credo che la cosa più importante in questo momento storico sia quella di concentrare tutte le nostre forze nella costituzione di "sacche di resistenza culturale" autonome, ma alla cui base ci sia sempre e comunque un continuo e profondo lavoro su sé stessi, in cui ognuno, attraverso varie strade, coltivi la contemplazione del proprio grande io, l'io che è l'Uno e che ci unisce al Tutto. In poche parole, organizzare delle comunità di resistenza/resilienza in cui ogni membro si impegni, oltre che a un lavoro materiale e relazionale con la comunità, anche a un lavoro di risveglio interiore e di comunione con Dio.    


venerdì 26 agosto 2022

Quel vuoto che è il tutto

Dietro questa realtà c'è un'altra realtà
e dientro l'altra realtà ce n'è un'altra ancora.
In fondo ad ogni realtà c'è il vuoto.
Quel vuoto che è il tutto.


mercoledì 24 agosto 2022

Sono solo Vita

Io non sono qui, sono ovunque.
Io non sono ora, sono sempre.
Io non sono io, sono nulla e sono tutto.
Sono solo Vita.


domenica 21 agosto 2022

Pensiero #7

Non vedo come si possa negare l'esistenza dei cambiamenti climatici, come della pandemia. Io non nego nulla, dico solo che queste emergenze, figlie della deriva materialista, sono e saranno senza dubbio sfruttate dal Potere per sottomettere le menti deboli e farle lavorare ai suoi scopi. 

lunedì 4 luglio 2022

Pensiero #6

Si susseguiranno terribili calamità: se colte tali calamità potranno rappresentare l'occasione perfetta per il salto evolutivo tanto atteso, altrimenti ci condurranno inevitabilmente al disastro. A ognuno la sua scelta.


mercoledì 29 giugno 2022

Il blog cambia nome

Il blog cambia nome da "Decrescita felice e rivoluzione umana" a "Olmo senziete", che vuol essere un mio pseudonimo, o meglio un non-nome, allo scopo di fare un piccolo passo verso la disidentificazione di me stesso con una individualità limitata e separata da tutto il resto. 

Sento che siamo in un momento di cambiamento, e sento che tutto sta cambiando, io stesso lo sto facendo. Sento che c'è una forte necessità di evoluzione verso qualcosa di nuovo, qualcosa di inedito. Sento la necessità di abbandonare certi pensieri, certe volontà, certi desideri e ruoli. 

I tempi sono maturi per un'evoluzione interiore che stravolga tutto quello che crediamo vero e su cui abbiamo basato la nostra vita e la nostra visione del mondo. Questo passaggio non è un allontanamento da ciò che è stato il passato, piuttosto un suo superamento, il cui slancio è stato possibile grazie al percorso intrapreso finora. Forse un passaggio inevitabile per l'evoluzione, per non restare inerti, o regredire addirittura.

"Olmo senziete" è la possibilità di fondere se stessi con la vita che ci circonda, tutta, senza alcuna distinzione. Significa superare i limiti del pensiero razionale per attingere alle forze dello spirito, che non seguono leggi deterministiche. Rappresenta un salto evolutivo, oggi facilitato dall'aggravarsi degli sconvolgimenti ambientali, economici e sociali e, probabilmente, maledettamente necessario. 


venerdì 17 giugno 2022

L'amore ai tempi del colore, racconto

Racconto estratto dalla raccolta dei "Racconti etici", scritto nel 2018, ben due anni prima della pandemia. Assolutamente da leggere. 


Ancora oggi si narra che in un tempo remoto e in un mondo lontano esisteva un paese chiamato il Regno dei Colori. Era abitato dalla popolazione dei Primari, suddivisa in tre clan distinti: il clan dei Gialli, il clan dei Rossi e quello degli Azzurri. Era un paese pacifico, dove non erano mai scoppiate guerre o rivolte, dove tutto procedeva in tranquillità e con una relativa serenità.
Sul paese regnava da sempre il temuto Re Nero. Egli era conosciuto per essere un sovrano integerrimo e severissimo, era inflessibile nel far rispettare ai propri sudditi le Sacre Regole del Colore. Si trattava di antichissime norme di disciplina che si diceva fossero state scritte all’alba dei tempi, ancor prima che il concetto di colore fosse creato, quando tutto era oscurità e vacuità.
Nessuno sapeva quale fosse il senso profondo di tali regole, né chi le avesse effettivamente ideate. Il loro rispetto e la loro utilità non erano mai state messe in discussione, e nessuno avrebbe mai pensato di farlo.
Le regole erano incise nella pietra del grande portale della reggia del Re Nero. Erano soltanto tre, e nessuno aveva bisogno di leggerle, perché tutti, fin da piccoli, le conoscevano a memoria.
Prima regola: nessuno può cambiare il proprio clan di nascita.
Seconda regola: non sono ammessi matrimoni misti tra i clan.
Terza regola: non è ammesso colorare nessun oggetto con più di un colore.
Gli abitanti del paese dei colori erano perciò divisi in tre caste, o clan, da cui nessuno poteva uscire o entrare, gli azzurri di nascita restavano azzurri a vita, così come i gialli e i rossi. Tutti i matrimoni erano combinati e gli sposi dovevano necessariamente appartenere allo stesso clan, i rossi sposavano altri rossi, gli azzurri altri azzurri e i gialli altri gialli.
Era considerato pericolosissimo l’incrocio di due colori diversi, a tal punto che era persino vietato loro di toccarsi, un giallo non poteva toccare un azzurro o un rosso, e viceversa. Figuriamoci sposarsi o avere figli.
Si diceva che mischiare due colori poteva creare delle mostruosità: c’è chi sosteneva che unire il rosso al giallo provocava un’esplosione capace di distruggere l’intero paese, mentre unendo l’azzurro al giallo il risultato sarebbe stato l’incolore, ovvero un colore senza colore, l’invisibile e l’inconsistente, un abominio per gli abitanti del Regno, poi ancora il rosso con l’azzurro avrebbe addirittura creato un colore talmente brutto e viscido da dover essere tenuto segreto, lontano dagli occhi di tutti.
Nessuno aveva mai infranto le regole, ma la tentazione era così forte che gli abitanti del Regno dei Colori dovevano essere continuamente tenuti sotto controllo attraverso un sistema ordinato e efficiente di guardie addestrate: le famose Guardie Grigie. Era un corpo militare altamente specializzato nel prevenire qualsiasi comportamento che potesse condurre a trasgredire le Sacre Regole.
Le Guardie Grigie erano perciò appostate per le strade, nelle piazze, nei luoghi di lavoro, nei negozi, avevano persino il permesso di entrare e uscire dalle abitazioni quando e come volevano. Il loro compito era ritenuto da tutti necessario e intoccabile. Per questo erano sempre temute e rispettate. Capitava spesso che una guardia si imbattesse in due abitanti di clan diversi che si scambiavano due parole per strada e cominciasse a guardarli con fare sospetto.
“Cosa state facendo voi due?” domandava solitamente la guardia.
“Niente signora guardia, stiamo semplicemente prendendo accordi su questioni di lavoro”
“Ebbene, siete troppo vicini l’uno a l’altro. Non vorrete mischiarvi? Due metri di distanza perlomeno e poche chiacchiere”
Così i due poveretti erano costretti a parlare in tutta fretta e poi ad allontanarsi l’uno dall’altro.
“Circolare su, circolare” ripetevano le guardie nei momenti in cui si rischiavano calche e sovraffollamenti per le strade.
Le Guardie Grigie erano tutti fratelli, tutti figli del Re Nero e della Regina Bianca, sebbene molti tra gli abitanti del Regno non credessero alla sua esistenza dato che nessuno aveva mai visto la regina di persona. Si narrava che fosse una figura mitologica, oppure che fosse costretta a restare nascosta per via del suo abbagliante colore. In ogni caso, nessuno tra il popoli dei Primari conosceva il suo aspetto.
Nei meandri del maestoso palazzo reale, la Regina Bianca viveva protetta e in assoluto isolamento, solo al Re Nero e ad alcune delle più fidate Guardie Grigie era concesso vederla. La sua candida bellezza era tale da travolgere e illuminare ogni cosa che si trovava davanti a lei. La purezza e la bontà del suo spirito erano tali da risvegliare nobili sentimenti in chiunque incontrava. Il suo volto era chiara luce, i suoi occhi erano profondi, come infiniti, il suo sorriso era tenerezza. Il Re Nero era così geloso di quella meraviglia che non voleva assolutamente che nessuno la vedesse, ma più di ogni altra cosa temeva che la Regina potesse essere amata e rispettata dal popolo più di lui stesso. Aveva una tremenda paura di perdere la sua autorità e il suo potere. La Regina avrebbe certamente conquistato e affascinato i suoi sudditi, semplicemente mostrandosi a loro.
Così per lunghi anni le cose andarono avanti senza alcun mutamento. Gli abitanti del regno, costretti a rispettare le Sacre Regole, lavoravano assiduamente ogni giorno senza sosta. Avevano un’unica mansione, quella di dipingere il mondo con i loro colori: il clan dei gialli dipingeva le cose di giallo, il clan dei rossi di rosso e quello degli azzurri di azzurro. Non potevano assolutamente mescolare i colori e ogni oggetto aveva il proprio specifico colore, deciso dal Re in persona e che nessuno poteva modificare. Così la chioma degli alberi era gialla, mentre il fusto rosso, i prati erano gialli e i fiori azzurri, le case erano tutte rosse, le strade gialle, le porte e le finestre azzurre. Con la pioggia e il tempo il colore si consumava, cosicché gli abitanti del regno erano continuamente all'opera per mantenere colorato il loro mondo. A rotazione ogni oggetto era periodicamente ricolorato, sempre dello stesso colore.
La vita dei Primari scorreva perciò monotona e priva di alcuna emozione. Il loro lavoro era ripetitivo e i loro matrimoni combinati. Nessuno lavorava con passione e creatività, nessuno si sposava con gioia e amore. E le cose sembravano non dover cambiare. Fino a che, un giorno, qualcosa di inaspettato accadde.
Improvvisamente la Regina Bianca cominciò a manifestare sintomi di un malessere sconosciuto. Si fece debole e il suo normale splendore iniziò a impallidire. Strane macchie di colore indecifrabile apparirono sul suo candido corpo. Il Re Nero, disperato, accorse in suo aiuto, inginocchiandosi a lato del suo letto, colmo di lacrime.
“Che cosa ti sta succedendo, mia Regina?” chiese con voce colma di dolore.
“Caro amato mio, come puoi ben vedere sono molto ammalata” rispose la regina con una voce serena e dolce, nient’affatto quella che ci si aspetterebbe da una persona malata e sofferente.
“Comprendo e farò tutto quello che posso per trovare una cura. Dovessi spedire un messaggero ai capi del nostro mondo, dovessi interrogare le stelle o rivolgermi al creatore stesso”
“Caro amato mio, non servirà niente di tutto ciò. Benché tu veda il mio corpo debole e deformato, non è esso la causa del mio male” rispose la regina con un tenero sorriso.
“Dunque qual è la natura della tua malattia?” domandò con la voce rotta dalla disperazione.
“Caro, il mio male non ha origine nel mio corpo bensì nel mio spirito”
“Curerò il tuo spirito allora, troveremo un modo per farlo” disse il Re Nero, stringendo la sua testa tra le mani e continuando a versare lacrime.
“Caro amato mio, questa mia malattia, sebbene si manifesti nel mio spirito, non ha origine in esso”
“Come è possibile? Dove dunque ha origine tale male?” si alzò con uno scatto il re, infiammandosi di rabbia “Chiunque e dovunque sia il responsabile di questo vostro male la pagherà, la pagherà con la vita!”
“Placate il vostro animo, amato mio” riprese con dolce voce la regina, raggiungendo con la sua mano quella del re “Se davvero cercate un responsabile allora dovreste puntare il dito contro voi stesso”
“Me???” esclamò perplesso e scioccato il re “Ma io ho sempre agito per il vostro bene, ho sempre fatto il mio dovere di sovrano con estremo rigore. Ho rispettato e fatto rispettare le Sacre Regole al nostro popolo. Quale sarebbe la mia mancanza?”
“Vedete, caro mio, questa mia malattia spirituale nasce dall’ignoranza e dall’illusione, poiché tutto il nostro popolo soffre di questi mali, allora anch’io ne soffro. Se invece tutto il popolo guarisse, allora anche la mia malattia sarebbe curata”
“Perché vi ammalate a causa del nostro popolo?” chiese il re incredulo.
“Perché io sono la loro regina e amo tutti gli abitanti del regno, come se fossero i miei stessi figli”
“Dunque che responsabilità mi attribuite?” lente e meste lacrime rigavano il volto del re.
“Vedete, da lungo tempo il nostro popolo di Primari è costretto a osservare rigide regole che non permettono loro di vivere pienamente le loro vite. Nessuno di loro è libero di esprimersi con creatività e passione nel proprio lavoro, né può gioire delle intense emozioni dell’amore. Essi non conoscono perciò il senso delle loro vite, e seguono invece delle rigide regole senza senso, che li incatenano nell’ignoranza e nell’illusione”
“Ma le Regole Sacre non le ho scritte io?” ribatté il re riflettendo “Io ho solo fatto il mio dovere, ho fatto rispettare delle regole per il bene di tutti. Sai cosa succederebbe se venissero trasgredite”
“Voi siete il Re, caro mio, ed è vostro diritto regnare su tutto il popolo, ma non potete farlo da solo. Questo forse lo avete dimenticato”
Il re abbassò lentamente la testa, chiudendo gli occhi in una smorfia di dolore.
“Non potete regnare senza la vostra regina. Voi avete il dono della forza e della determinazione, ma mancate della compassione e della sensibilità. Quelle regole non sono sacre e non sono necessarie, furono create solamente per governare il popolo e sottometterlo. Voi non comprendete ciò, avete bisogno del mio sostegno, avete bisogno di regnare al mio fianco, altrimenti la vostra visione sarà soltanto parziale e condurrà alla lenta distruzione del nostro mondo”
“Mia cara amata, comprendo adesso i miei errori. Sono stato troppo avido e pavido per permettervi di regnare al mio fianco il nostro popolo. Temevo di perdervi, temevo di perdere me stesso”
“Noi siamo fatti per stare insieme, entrambi fondamentali in egual modo. Solo nel nostro equilibrio il Regno dei Colori potrà vivere in felicità e armonia”
“Vi chiedo perdono, mia cara” dicendo così il re si inchinò a fianco del letto e posò la testa nel grembo della regina, che con le mani lo carezzò gentilmente.
Quella sera stessa il Re Nero fece radunare il popolo dei Primari davanti al palazzo reale e si affacciò al suo balcone con a fianco la Regina Bianca. La folla fu travolta dal candido splendore della regina, tutti gli abitanti erano adesso in contemplazione della sua bellezza, sbalorditi e attoniti. Il re prese la parola e annunciò i seguenti cambiamenti: d’ora in avanti il regno sarebbe stato governato congiuntamente dal re e dalla regina, e soprattutto sarebbero state bandite per sempre le Sacre Regole, perciò tra i tre clan non ci sarebbe stata più separazione, ogni oggetto avrebbe potuto essere colorato di ogni colore, anche mescolandoli tra loro, e i matrimoni non sarebbero più stati combinati ma liberi, anzi, i matrimoni tra clan diversi sarebbero stati incoraggiati.
I primi tempi gli abitanti del regno continuarono ad essere diffidenti e restii al cambiamento. Molti temevano che le voci sul pericolo del contatto tra clan diversi fossero veritiere. In alcuni giorni, però, ogni dubbio fu dissolto, quando i più temerari cominciarono a dichiarare il loro amore, che serbavano in segreto da lungo tempo, per abitanti di altri clan, così che si diffusero coppie e matrimoni tra i clan. Fu per tutti una liberazione e una gioia senza limiti. I Gialli che si sposavano con gli Azzurri ebbero figli Verdi, sanissimi e bellissimi, così come gli Azzurri che sposavano i Rossi ebbero figli Viola, mentre i Rossi che sposavano i Gialli ebbero figli Arancio. Allo stesso modo gli oggetti del Regno furono tutti ridipinti inventando decorazioni originali e creative. Apparvero colori impensabili e inimmaginabili, mescolandoli tra loro e facendo diversi esperimenti. Oggetti multicolore, oggetti a strisce colorate, a puntini colorati, oggetti sfumati.
L’amore e la creatività furono liberi di esprimersi e la gioia e l’armonia invasero l’intero Regno. La malattia sconosciuta della Regina Bianca svanì nel nulla, come dal nulla era giunta. E i colori continuarono a moltiplicarsi, mescolandosi e differenziandosi sempre di più, fino a che non esisterono più clan, ma tutti unici e meravigliosi colori.



Racconto estratto dalla raccolta “Racconti Etici - la trilogia di Luca Madiai

lunedì 13 giugno 2022

Su questo anno scolastico - Pensiero #5

È stato senza dubbio l'anno scolastico più difficile che abbia affrontato. Il periodo più buio dei miei anni di insegnamento.È duro lavorare e vivere sotto un ricatto costante, ancor più duro è sopravvivere in una società che sprofonda in una vera e propria distopia.

Quest'anno abbiamo visto di tutto. A parte i soliti provvedimenti: alle mascherine obbligatorie dentro e fuori, lontani o vicini; al distanziamento illusorio tra i banchi, mediamente tutti più vicini tra loro; al gesso e alle carte geografiche inutilizzabili perché pericolose, a favore naturalmente della digitalizzazione forzata e totale delle nostre vite; alle interminabili ore di interazione con schermi luminosi (e qui della sicurezza non interessa proprio a nessuno) anziché con persone in carne ed ossa; alla didattica a distanza che quest'anno è diventata regolarità per interi mesi e che, oltre ad essere inefficace, ha rappresentato un carico di lavoro ulteriore per i docenti, mai preso assolutamente in considerazione; abbiamo inoltre visto qualcosa di inedito e di gravissimo, ovvero docenti sospesi dall'incarico, privati di un sostentamento economico e multati, nonché bambini tenuti fuori dalla scuola perché privi di lasciapassare verde.

Tutto questo produce alienazione e crea sofferenza, soprattutto nei più piccoli e nei più fragili in generale, ma purtroppo a nessuno interessa minimamente.

E il sollievo per aver superato l'anno, per essere sopravvissuti anche se non indenni, sarà solo momentaneo. L'impressione, per non dire certezza, è che ci aspetteranno mesi, o anni, ancora più difficili.

È tempo di resistere.  


martedì 7 giugno 2022

Pensiero #4

Tempi duri per chi è abituato a usare la sua testa, a porsi delle domande, a cercare il senso delle cose. Volete un consiglio? Smettete di farlo. Non perché sia sbagliato, ma perché oggi è diventato inutile, se non controproducente. Se vi ostinate finirete per perderla la testa. Non c'è più niente di logico e razionale, né tantomeno ragionevole, in questa società.

giovedì 12 maggio 2022

Pensiero #3

Lo scientismo, che stiamo sperimentando in questi tempi, rientra tra le forme di totalitarismo più spietate, forse la più subdola e perciò più temibile tra tutte, perché con sdegnosa altezzosità eleva il determinismo di stampo materialista ad unica e inconfutabile fede con cui giungere ad un'altrettanto unica e inconfutabile verità. 

venerdì 25 febbraio 2022

L'oblio della ragione



Viviamo in una società che si ritiene fondata sul metodo scientifico, che proclama la Scienza come “unico faro”, che si presuppone faccia fede in criteri di razionalità, logicità e giudizio. In realtà non è mai esistita società più irrazionale, fuori da ogni barlume di coerenza, come quella odierna.

La pandemia ha accelerato un processo già in atto da decenni e ha portato il materialismo-scientista a dominare incontrastato l’immaginario collettivo. Chi tenta, anche pacatamente, di levare qualche debole critica, o quantomeno di proporre una riflessione, viene tacciato immediatamente e sistematicamente di complottismo, di terrapiattismo, viene giudicato malamente, deriso, finanche offeso, come in una vera caccia alle streghe.

L’attuale sistema, per come è concepito, non permette alcun pensiero critico, di fatto sono decenni che la capacità critica delle persone è ostacolata, mantenuta in religioso sopore. Sì, perché se non si è esperti del settore non si può esprimere alcun parere, si deve meramente obbedire, perché l’esperto tecno-scientifico sa esattamente cosa è meglio per noi, che si tratti di medicina, di politica, di economia, o di altro.

L’accelerazione del processo di alienazione provocato dalla pandemia sta facendo emergere sempre più chiaramente tutta una serie di paradossi, ovvero di veri e propri cortocircuiti mentali in cui il buon senso e la ragionevolezza non possono far altro che soccombere di fronte al delirio imperante.

Tuttavia, nonostante questi paradossi siano sempre più numerosi, e sempre più manifesti, la maggior parte delle persone non riesce a coglierli, per lo più non per mancanza di perspicacia, né di sensibilità, piuttosto da una parte per un intossicamento da sovraesposizione alla narrazione dominante e dall'altra per la fobia e l'angoscia provocati dal mettere in dubbio qualcosa che si crede assolutamente indiscutibile e a cui si è prestata una fede cieca per una vita intera.

In verità, siamo già ben oltre i paradossi, siamo penetrati nel puro delirio, dove non c'è alcuna logica né coerenza, figuriamoci buon senso. Siamo giunti alle porte di una distopia concreta. Proprio per inseguire i dettami di un materialismo-scientista, che pretende di controllare e circoscrivere ogni aspetto della vita, siamo finiti per perdere qualsiasi aderenza alla razionalità e quindi alla realtà. E più il sistema cerca di recuperare questo scollamento e più, naturalmente, questo si amplia e la crisi si acuisce.

Credo, onestamente, che fare degli esempi di questi paradossi sia del tutto inutile, se non controproducente. Sono ormai decenni che essi sono piuttosto palesi, proprio perché non c’è più nessuna ragione dietro a tutto quello a cui assistiamo ogni giorno. Esaurita ogni forma di razionalità, e persino di buon senso, tutto ciò che resta non è altro che una cieca e inviolabile fede nella dottrina del progresso di matrice scientista-materialista che emerge in tutto il suo fanatismo.

Una società che costringe decine di migliaia di bambini a restare prigionieri nelle loro abitazioni per settimane e settimane pur non avendo alcun sintomo; una società, detta democratica, il cui governo ricatta e discrimina quotidianamente milioni di cittadini per una loro scelta personale; una società che promuove in tutti i modi il distacco fisico ed emotivo tra le persone, mentre incoraggia l’uso delle tecnologie digitali che le alienano sempre più da se stesse e dalle altre; una società che ritiene più probabile e normale dimenticare il proprio bambino chiuso in auto piuttosto che il proprio cellulare; una società che tratta esseri viventi come materia da plasmare e sfrutta gli ecosistemi disinteressandosi totalmente della loro conservazione; una società che rinnega qualsiasi forma di etica e basa ogni sua minima scelta su criteri di prestazioni economiche-finanziarie: un tale tipo di società, giusto per fare soltanto alcuni esempi, è una società che non ha niente a che vedere con la razionalità, la logica e la ragione.

Tutti questi segnali evidenti sono sintomatici di una civiltà che sta arrivando lentamente alla sua fine. Sfortunatamente, non ci è dato sapere quanto tempo e quante sofferenze ancora dovremo sopportare e superare prima di compiere un salto evolutivo che permetta il sorgere di una nuova civiltà.

Quello che sappiamo è che quando il deliro diventa normalità, come stiamo sperimentando ogni giorno con maggior cognizione, il buon senso non è più qualcosa di scontato, di ordinario, di ragionevole appunto, diventa piuttosto un atto rivoluzionario, sovversivo, nonché criminale agli occhi del sistema, mentre l’incapacità di concepire alternative al pensiero unico resta il vero e unico grande male del nostro tempo.

Siamo consapevoli che il buonsenso da solo non sarà sufficiente. Occorrerà una gran dose di coraggio per abbandonare i dogmi del pensiero unico e tentare strade diverse. Occorrerà saggezza, lungimiranza e pazienza per ricostruire una società fondata sull’etica, sul valore inestimabile della vita, sull’interconnessione e l’interdipendenza di tutti i fenomeni.

Oggi è tempo di resistere all'oblio della ragione, nell’attesa di poter costruire un domani illuminato dalla luce di una nuova coscienza.


martedì 15 febbraio 2022

Pensiero #2

La più grande malattia del nostro tempo è quella di non riuscire a concepire nessuna alternativa al pensiero unico dominante. 

giovedì 10 febbraio 2022

Pensiero #1

Solo quando la scuola e la società si emanciperanno dal fascino ammaliante del digitale, potremo ricominciare a parlare di apprendimento, didattica ed educazione.