Le ultime affermazione del Papa
sul rapporto con gli animali e le reazioni che sono seguite mi hanno fatto
riflettere su alcuni aspetti che riguardano la nostra società dell’abbondanza.
Cosa significa essere un vero animalista?
E chi è il vero animalista?
Spesso si sentono affermazioni e
si vedono comportamenti definiti “animalisti” ma che a mio avviso di animalista
non hanno nulla. Persone che mettono gli animali (alcuni animali, mica tutti)
davanti agli esseri umani, che trattano i propri animali come fossero esseri
umani, che ritengono gli animali perfetti esseri viventi a confronto degli
uomini che invece sono corrotti e cattivi.
A mio modo di vedere, parlare di
animalismo e animalisti, come di ambientalismo e ambientalisti ha poco senso,
in quanto non si può catalogare la vita in delle scatole e considerare solo
alcune componenti della vita come privilegiate: l’ecosistema terrestre, e se
vogliamo, l’intero cosmo, è un’unica entità in continua evoluzione dinamica. Chi
riconosce questa entità in sé stesso, e la sente pulsare di vita, la riconosce
in ogni altra cosa, dentro e fuori di sé: la vede in un fiore di campo, la vede
in un insetto, in un verme, in una goccia d’acqua, nello sguardo di un cane.
Chi riconosce questa entità e ne percepisce la profondità la venera, la
protegge, la rispetta, la considera sacra. Tutto è interconnesso: sarà una
banalità dirlo, e forse anche pensarlo, ma altrettanto banale non è sentirlo,
percepirlo, e ancora meno sperimentarlo.
Essere animalista perché si amano
i cani, o un cane, o i gatti, o un gatto, o perché ci fanno tenerezza i
cuccioli ha poco senso se poi nella nostra vita quotidiana, in ogni nostro
gesto, in ogni nostra scelta è insita una minaccia diretta o indiretta al
nostro ecosistema terrestre. Diciamo di amare i cani e i gatti, perché ci
piacciono, ci fanno compagnia , ci danno affetto, ma poi usiamo l’automobile
per fare cento metri, beviamo l’acqua in bottiglie di plastica che proviene da
migliaia di chilometri di distanza, utilizziamo oggetti usa e getta con non
curanza, usiamo prodotti chimici altamente tossici e nocivi e li disperdiamo
nell’ambiente come se fossero acqua fresca: siamo complici direttamente e
indirettamente, più o meno consapevolmente di un sistema economico-sociale che
sta letteralmente devastando ogni forma di vita su questo pianeta, a cominciare
da quelle invisibili. Molti si preoccupano della salute e del trattamento degli
animali da compagnia, o degli animali negli zoo e nei circhi, ma delle innumerevoli
varietà di animali selvaggi estinti o in pericolo di estinzione, o ancora
dell’infinità di esseri viventi microscopici che stiamo sterminando chi si
preoccupa? Chi si è mai posto il problema?
Nelle nostre vite sregolate e
nelle nostre scelte quotidiane che comportano livelli di impatto ambientale
devastanti, chi si sente un vero animalista?
Quello che oggi molto spesso si
definisce come comportamento animalista è spesso il frutto di una deriva
culturale nella quale il contatto umano e le relazioni umane autentiche sono
ostacolate perché in un’economia di mercato tutto può essere messo in vendita,
a tutto si può dare un valore, e più c’è scarsità di tale bene e più il suo
valore cresce. Perciò è economicamente conveniente sviluppare una società in
cui le relazioni umane siano sempre più impossibilitate, per fare in modo che
le relazioni stesse diventino una merce venduta a caro prezzo. Conviene
limitare gli spazi di socializzazione spontanea e gratuita; conviene non
costruire più piazze nelle città ed erigere centri commerciali progettati ad
hoc dove il numero delle panchine è rigidamente studiato; conviene stimolare un
uso massiccio e personalizzato della tecnologia per dare l’illusione della
facilità di comunicazione, anche a distanza, allontanando di fatto le persone
tra di loro; conviene che la gente passi le sue sere davanti alla tv senza
conversare, senza uscire ad incontrare i propri simili; conviene che ognuno
abbia un proprio veicolo per gli spostamenti, bello comodo e pieno di
tecnologia “utilissima” che rende più piacevole e privo di contatti umani il
proprio viaggio, sempre più lungo a causa del traffico; conviene usare l’aria
climatizzata in auto, in ufficio e in casa, anche quando fuori c’è una bella giornata,
perché così siamo costretti a sigillare bene porte e finestre; conviene
prendere l’ascensore piuttosto che fare le scale rischiando di incrociare
qualcuno; conviene persino sostituire i commessi del supermercato con macchine
automatiche che non sbagliano mai il resto; conviene poi fare la spesa online
in modo da non dover uscire proprio da casa; conviene aprire locali notturni
con musica assordante e con scarsa luminosità in modo che neanche a gesti sia
possibile comunicare con gli altri; conviene anche che per appagare il proprio
bisogno d’affetto, che storicamente è sempre stata una forma gratuita di
scambio tra esseri umani, sempre più persone preferiscano dotarsi di animali e
animaletti con cui non litigano mai, non hanno mai discussioni accese, e a cui
dedicano cure straordinarie e dispendiose.
È ben noto tra l’altro che la
persona infelice e sola tende a consumare di più e ad essere d’aiuto perciò
all’economia di mercato. Perché la persona sola e infelice deve acquistare la
sua felicità e la sua compagnia: o meglio deve acquistare dei surrogati
appositamente creati. Deve acquistare la felicità sottoforma di superfluo, di
eccesso, di abbondanza. Deve acquistare la compagnia sottoforma di rinunce
della propria spontaneità per aderire a convenzioni sociali affermate, a codici
comportamentali riconosciuti.
Occorre perciò fare un passo
oltre l’ambientalismo e l’animalismo, concepire e sviluppare una nuova visione
del mondo, fondata sulla sacralità di tutto ciò che esiste e sullo stabilire un
equilibrio dinamico e armonioso tra tutte le componenti che si riesce a
distinguere: che non sono altro che piccole onde dello stesso immenso oceano di
vita.
Grazie ottima descrizione di ciò che è: egologicamente difficile da comprendere.
RispondiEliminaMi spaventa tutto questo, mi spaventa che ci sia gente che studia come renderci perfetti consumatori e di come le armi dell uomo per difendersi da se stesso siano sempre più inefficaci. Grazie delle tue parole.
RispondiElimina