«Un uomo è ricco in proporzione del numero di cose delle quali può fare a meno»
Henry David Thoreau, Walden, ovvero vita nei boschi

venerdì 21 dicembre 2012

Il nuovo libro di Luca Madiai

Proprio oggi che dovrebbe finire il mondo, vi presento il nuovo libro in cui ho concentrato le riflessioni e l'esperienza degli ultimi due anni. Dopo il saggio Decrescita Felice e Rivoluzione Umana, il cammino continua ...

Scarica ebook Ritorno all'Origine



lunedì 17 dicembre 2012

Allarghiamo i nostri orizzonti

Fonte immagine: http://www.flightradar24.com/

Questa immagine riporta gli aerei in volo nei cieli europei nel momento in cui sto scrivendo. A vedere questa immagine mi vengono in mente due cose su cui riflettere, entrambe scaturiscono da un differente punto di vista. 

Infatti osservando la quantità di aerei che circolano in tutto il mondo, non importa sapere il numero esatto, si fa più difficoltà a comprendere quelle persone che hanno paura di volare perché ritengono il volo pericoloso per la propria incolumità. Non credo ci sia bisogno di calcoli o di statistiche per capire che è più pericoloso uscire per la strada che prendere un volo qualsiasi. Il traffico stradale credo che sia tra le armi più potenti al mondo, in termini di vite spente e di sofferenze arrecate alle persone. 

La seconda cosa è che noi piccoli uomini non abbiamo idea di ciò che abbiamo creato e della enorme entità del nostro impatto sull’ambiente. Sicuramente c’è tanto egoismo e menefreghismo, sicuramente c’è tanta arroganza, sicuramente c’è anche tanta ignoranza, ma al di là di tutto questo c’è anche una poca attitudine alla riflessione e alla percezione dei fenomeni, non c’è percezione degli ordini di grandezza per esempio, non c’è percezione della interconnessione dei fenomeni e della loro complessità intrinseca. Se uno pensa a un aereo che vola, pensa a una piacevole quanto breve vacanza in qualche paradiso tropicale, niente di più. 

Proviamo quindi a fare un allenamento della nostra percezione di ciò che abbiamo attorno, dei fenomeni che si concatenano, impariamo a conoscerli ma prima di tutto a vederli come interconnessi e interagenti. Proviamo a pensare ai limiti che esistono e al nostro andamento attuale. Se da una parte l’aumento del traffico, sia aereo che stradale, è oggi un fattore esclusivamente positivo in quanto indice di una crescita economica, pensiamo a che ripercussioni, in termini ambientali, economici e sociali, possa avere questa visione. Pensiamo liberi da condizionamenti ideologici, impariamo a percepire tutti gli aspetti legati a un fenomeno, allarghiamo di trecentosessanta grandi la nostra visuale, ne avremo sicuramente dei benefici. 

mercoledì 12 dicembre 2012

Balasso testimonial videopoker




"Ma a chi interesserebbe fare una guerra di resistenza ? A nessuno
Perché a tutti ci fa comodo che ci siano milioni di poveri cristi massacrati. Ci facciamo scudo con questi poveri cristi. Prima che arrivino a noi, ne devono far fuori di poveracci. Il fatto è che non vogliamo arrenderci all’idea che siamo entrati in un corto circuito mentale, secondo cui più stanno male gli altri più stiamo bene noi. È il principio del telepass. Se tu passi col telepass e nei caselli vicini non c’è nessuno, tu passi e il tuo stato d’animo non cambia. Ma se tu passi col telepass e i caselli vicini sono pieni di gente in coda che aspetta col biglietto in mano, tu sei felice. Ma perché non eri felice prima? perché quello che ti fa felice non è l’idea di passare, è l’idea che non passano gli altri. Questo è il cortocircuito." Natalino Balasso

lunedì 10 dicembre 2012

I fuggi, fuggi in avanti e coloro che vogliono tornare a casa




«Da una parte ci sono coloro che si potrebbero chiamare "i fuggi, fuggi in avanti": coloro che nonostante i disastri ecologici, ma soprattutto davanti ai disastri esistenziali che leggiamo e vediamo ogni giorno, non vogliono porsi la fatica del dubbio e si ripetono che: sono problemi individuali, non possiamo stare fermi, dobbiamo andare avanti, non c'è niente di sbagliato nella civiltà e nella tecnologia moderna eccetto il fatto che è incompleta, il progresso e il futuro inventeranno tutti i correttivi necessari. 

Accanto a questa cultura dominante, appoggiata dai governi e dalle industrie, esistono, in Occidente, tante persone, ancora una minoranza, ma sempre più in crescita e forte nei propri convincimenti di fondo, che potremmo chiamare "coloro che vogliono tornare a casa", oppure forse anche "no global". Sono persone che cercano nuovi stili di vita più autentici, una vita in seno alla natura, seguendo, per esempio, le strade del biologico, del vegetarianismo, delle medicine naturali. Soprattutto sono persone che vogliono mantenere in vita l'antica consapevolezza che tutte le forme del mondo vivente sono intimamente connesse, persone che ormai istintivamente mettono in dubbio l'idea del progresso»


Estratto da: Gloria Germani, Tiziano Terzani: la rivoluzione dentro di noi

lunedì 3 dicembre 2012

Dalla moltiplicazione alla condivisione



Gesù per la decrescita


"La civiltà, nel senso reale del termine, non consiste nella moltiplicazione, ma nella volontaria e deliberata restrizione dei bisogni. Questo soltanto porta la felicità e il vero appagamento" Mahatma Gandhi



Nella sua interpretazione dei testi sacri partendo dalle loro versioni in ebraico e greco antico, Igor Sibaldi sconvolge tutta la teologia e tutta la dottrina cristiana dando una visione completamente nuova delle religioni che si basano sulla Bibbia. Una visione utilissima per il cambiamento epocale che abbiamo davanti.

In particolare, per quanto riguarda l'episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci (Luca capitolo 9) considerato da sempre uno dei tanti miracoli di Gesù, Sibaldi da una chiave di lettura molto autentica e chiara. Secondo la sua interpretazione, infatti, quell'episodio non si tratta affatto di un miracolo, di qualcosa di straordinario che non è possibile per le persone comuni, ma piuttosto di un semplice e caloroso invito di Gesù a condividere con tutte le persone presenti il cibo che solo alcuni avevano con sè. 

All'epoca, dice Sibaldi, erano migliaia le persone che seguiva Gesù e alcune di loro venivano da più lontano altre da più vicino, perciò non tutte avevano a disposizione del cibo da casa, oppure lo finiva prima. Perciò quando la sera le persone dovevano allontanarsi per andare a procurarsi del cibo, spesso Gesù diceva che sarebbe bastato suddividersi in gruppi di cinquanta persone e condividere il cibo che c'era, e che in questo modo ce ne sarebbe stato abbastanza per tutti. 

Per quanto banale possa sembrare questa spiegazione dei fatti, ciò che ne consegue ha un potere destabilizzante dal punto di vista economico-sociale. Interpretare questi passi del vangelo come un miracolo, quindi qualcosa di impossibile per gli uomini (senso di impossibilità), e come moltiplicazione che implica la crescita e quindi l'abbondanza, invece che la semplicità e l'ingenuità che sta dietro alla condivisione di ciò che si ha con gli altri fa una differenza abissale, esattamente la differenza che c'è tra la cultura occidentale di oggi, basata sulla crescita e sull'abbondanza, e la cultura di domani, fondata invece sull'equilibrio e la condivisione. Il potere di cambiamento, il potenziale di trasformazione, che insito in una tale reinterpretazione è inimmaginabile. 

Fino a venti anni fa si sarebbe detto che Gesù aveva tendenze comuniste, ma oggi che il comunismo è superato, forse potremmo sbilanciarci dicendo che il pensiero di Gesù, come quello degli altri grandi illuminati storici (Buddha, Confucio, Gandhi...), si avvicina molto al ripensamento culturale che vorrebbe proporre la Decrescita Felice e Rivoluzione Umana.  


sabato 1 dicembre 2012

Sono libero




                                                           "Sto volando
                                                              ma non sono un aereo
                                                              non vado in linea retta
                                                              sono un uccello
                                                              volteggio
                                                              vado avanti
                                                              vado indietro
                                                              vado a destra
                                                              vado a sinistra
                                                              vado in alto
                                                              vado in basso
                                                              vado
                                                              Sono libero"
                      
                                                                                                     Poesia di Paolo Madiai

mercoledì 28 novembre 2012

In bici si può




In bici si può
percorrere sentieri inesplorati
In bici si può
godere paesaggi animati

In bici si può
lasciare andare la fantasia
In bici si può
raggiungere l’armonia

In bici si può
andare in ufficio in un baleno
In bici si può
conversare in modo sereno

In bici si può
accompagnare a scuola i figli
In bici si può
portar la spesa senza impigli

In bici si può
vivere facendo progressi
In bici si può
essere sé stessi

lunedì 26 novembre 2012

Non chiedetemi di aumentare il PIL



Chiedetemi tutto, ma non chiedetemi di aumentare il PIL.
Oggi la nostra indipendenza, la nostra libertà di individui, la nostra dignità di cittadini non si esprimono più tramite diritti o doveri, siamo dentro un sistema degenerato da cui non possiamo uscire da soli, da cui non possiamo prescindere. 

Oggi la nostra espressione di dignità, libertà e indipendenza più elevata è la disobbedienza culturale. Dobbiamo ridotare il singolo individuo della sua capacità di vedere differente dagli altri, di avere autonomia intellettuale, in senso culturale, del modo di pensare e progettare la propria esistenza. 

Riconquistiamo la nostra libertà di espressione riappropiandoci del significato delle parole: ridefiniamole, ricontestualizziamole, diamo forma al nostro pensare e al nostro agire usando buon senso e leggerezza. Abbandoniamo il positivismo ottuso della crescita eterna e del progresso inarrestabile. Smettiamo di pretendere ma inziamo a creare un'alternativa, anche piccola, anche banale, ricominciamo da qualsiasi punto in cui ci troviamo adesso. Facciamolo per noi, a partire da noi. Scaviamo nei nostri animi e traiamone linfa vitale. Dissociamoci dal pensiero unico, da concetti oramai defunti, dissociamoci dall'omogeneizzazione culturale che ci chiede costantemente di puntare al consumo delle nostre vite per poter progredire. 

La svolta politica italiana si fonderà su nuovi modelli di pensare, su una rivoluzione culturale. Un lavoro che sicuramente non accresce il PIL ma che è di vitale importanza. Chi farà questo lavoro gratuitamente? Una bella domanda. Probabilmente dovremmo farlo tutti assieme, "rinunciando" a qualche ora di lavoro per accrescere il PIL. 

Sempre più lavoro è fatto per far accrescere il PIL e una parte sempre più piccola di questo lavoro ha una finalità utile alla felicità e al benessere delle persone comuni. E' proprio tempo di una riprogettazione radicale di tutto il sistema. Il lavoro è tanto, ma dato che non è remunerato nessuno lo vorrà fare. 

Non sono più disposto a far crescere il PIL, se questo effetto non ha il minimo impatto positivo sulla vita delle persone. Non sono più disposto a favorire l'eccesso, lo spreco, il superfluo. Non sono più disposto a seguire la cultura del tempo, i buoni propositi del progresso, nè tanto meno a fare sacrifici per tutto ciò. 

Capisco che dovete far crescere il PIL, che siete tutti impegnati in tale obiettivo e che tutti i mezzi possibili sono buoni a tale scopo, ma non fate più affidamento su di me. Quando dovrete far leva su le persone per far crescere il PIL, non venite a disturbarmi. 


lunedì 19 novembre 2012

Secondo anniversario del blog DFRU



Festeggiamo oggi due anni di attività del blog DFRU !!! 

Un'occasione per ringraziare tutti i lettori e tutti i collaboratori !

Durante questo ultimo anno è nato a Firenze un gruppo che si occupa delle tematiche della decrescita e che aderisce al movimento per la decrescita felice, come era stato auspicato nel post del primo anniversario. Questo gruppo è il circolo MDF di Firenze e questo il suo riferimento web: http://www.mdf-firenze.it/
Ad ogni modo il blog DFRU ha continuato e continuerà ad avere vita autonoma come mezzo di comunicazione e riflessione sul cambiamento auspicabile a livello ambientale, economico e sociale.

Tra le attvità del blog nell'ultimo anno da ricordare l'intervento alla Università Popolare di Livorno (vedi video) e la partecipazione alla Summer University di AEGEE-Piliscsaba in Ungheria (vedi qui), oltre alla collaborazione alla BiciAgenda di Terra Nuova.

Per il prossimo anno è prevista la pubblicazione a puntate di un nuovo saggio di approfondimento delle tematiche della Decrescita Felice e Rivoluzione Umana. Questa è solo un'anticipazione, sarete informati dei dettagli più avanti. 

Ad ogni modo il momento che stiamo vivendo oggi è, a mio modo di vedere, il momento adatto per un cambiamento epocale, e credo che sia sempre più evidente a un numero crescente di persone l'insostenibilità del sistema economico-sociale che abbiamo creato negli ultimi secoli di storia e che la crisi profonda che stiamo attraversando in tutti gli ambiti sia un'occasione unica per la trasformazione delle nostre coscienze e perciò delle nostre stesse esistenze terrene. 

Ancora un grazie a tutti e un caro saluto, 

ps: vi invito a lasciare un commento o un saluto a questo post ...


lunedì 5 novembre 2012

Dal motore ai pedali

La transizione verso il sostegno della vita



Dall'articolo è estratto un brano pubblicato sulla BiciAgenda 2013 di Terra Nuova in omaggio a tutti gli abbonati della rivista.


Da quando sono nato ho sempre vissuto a Firenze e dall’età di quattordici anni ho sempre girato per la città in motorino, mi pareva il modo più logico e comodo per farlo. Da allora ho fatto decine e decine di migliaia di chilometri, senza tuttavia allontanarmi troppo. Tutti i miei coetanei facevano lo stesso. Dopotutto in un paese come l’Italia, prendere il motorino compiuti i quattordici anni fa parte dello sviluppo di un ragazzo, è entrato nel nostro immaginario culturale in modo pesante. Altro passo fondamentale è quello della patente e dell’auto arrivati ai diciotto anni. Ragazzi o ragazze che non compiono questi due passi nella loro giovinezza sono considerati dei menomati, degli insofferenti o quanto meno affetti da seri problemi. Alcuni, i più sfortunati, i cui genitori non permettevano l’uso del motorino, si sono poi rivalsi pienamente con la maggiore età e con l’uso quotidiano di una macchina tutta per loro.

La cultura dell’auto è profondamente radicata nel nostro paese, nelle nostre coscienze. Le auto dominano l’immaginario culturale della nostra vita quotidiana, a partire dalle pubblicità che ricoprono le strade e i media, fino ad arrivare addirittura alla valutazione della qualità e del valore della propria esistenza in termini di marca e modello. Ciò è evidente e credo che risulti inutile dimostrarlo. Quello che invece dovrebbe essere ancor più evidente, ma che a onor del vero non lo è affatto, è quanto questo entroterra culturale auto-centrico danneggi e degradi le nostre vite in termini economici, ambientali e sociali. D’altra parte, in realtà ad oggi questi aspetti sono oramai noti e condivisi dai più, ma la questione di fondo è che semplicemente nessuno se ne cura perché non riesce a uscire da un’inerzia mentale se non a fronte di notevoli sforzi d’animo. Questo significherebbe però che l’uomo non agisce razionalmente, o meglio consapevolmente, che non agisce nel suo bene per una fatica morale che non riesce ad abbattere. Credo sostanzialmente che ogni persona segua un proprio percorso di evoluzione interiore che si riflette pienamente nelle sue scelte individuali e che costituisce un tassello della coscienza collettiva di una società. Di base, a livello sociale, un cambiamento che scardina il sistema si instaura necessariamente a livello individuale di poche persone che risultano sensibili e predisposte a interpretare correttamente lo spirito del tempo e a metterlo in moto sottoforma di azioni concrete. Da qui, con le giuste circostanze esterne, il passo è breve nel raggiungere la società intera. 

Nella mia esperienza era impensabile vivere senza motorino fino a qualche tempo fa, da due anni a questa parte ho intrapreso un percorso di auto-consapevolizzazione, o come direbbe Gandhi di auto-governo interiore, allo scopo di compiere le azioni a sostegno della vita manifestando saggezza anziché illusione. I benefici di una vita in bicicletta sono enormi, e tutti da scoprire. La domanda allora è: perché non provarci? Io ci ho provato e ho scoperto che andando in bicicletta in città s’impiega più o meno lo stesso tempo che in motorino e spesso molto meno tempo che in auto, che non si inquina per niente anzi si fa attività fisica all’aria aperta, si incontrano e si salutano le persone per strada, non si crea confusione, rumore, stress, traffico, non si creano incidenti mortali, si migliora la socialità nelle aree urbane, si favorisce la costruzione di aree pedonali, di parchi e di zone verdi. È ovvio che tutte queste considerazioni sono ancor più vere quanto l’uso delle biciclette e dei mezzi pubblici elettrici è diffuso, i benefici aumentano di conseguenza. Perché non pensare a una vita senza automobile, a una città dove è possibile spostarsi liberamente e agevolmente usando bicicletta e mezzi pubblici, perché non pensare a uno spazio urbano diverso con pochi parcheggi e strade trafficate e con tante aree verdi, vialetti, piste ciclabili, piazze, luoghi di socializzazione spontanea. Perché non pensare a un modo diverso di usare e concepire l’automobile? Perché non pensare al car sharing, al noleggio di auto quando è veramente necessario? Perché non pensare a tratti da percorrere più brevi? Perché non pensare a ricollocare la vita nella dimensione locale basata sulle relazioni umane e sullo scambio reciproco, sull’incontro, sulla conversazione, sul contatto?

Per quanto ancora possiamo tollerare i morti per le strade? Per quanto ancora possiamo tollerare l’aria irrespirabile in città e le soglie di legge delle emissioni che non possono far altro che essere innalzate per permettere che la circolazione automobilistica sia mantenuta invariata? Per quanto ancora possiamo permetterci i costi di infrastrutture, strade, parcheggi e la cementificazione continua di nuove aree? Per quanto possiamo dipendere da una risorsa preziosa e costosa come il petrolio, facendone incessante spreco? Per quanto possiamo avere la fede cieca che la scienza e la tecnologia daranno comunque le risposte idonee ad ogni problematica e necessariamente miglioreranno le nostre vite? Per quanto ancora vogliamo essere schiavi di un sistema che non sostiene la vita ma la degrada?

Uscire dal senso comune che ci fossilizza su le credenze affinate dalla cultura del tempo, come quella che senza auto non ci si possa spostare in città e che l’auto sia un bene che non si può fare a meno di possedere, per entrare nel buon senso consapevole e condiviso. Consapevole perché la scelta non è condizionata da fattori esterni ma nasce da un proprio percorso di sensibilizzazione e di interiorizzazione delle scelte, condiviso in quanto le persone scelgono di libera iniziativa di adottare un pensiero differente e di agire di conseguenza, senza essere forzate a farlo.

Spesso ho parlato del senso del limite e del senso della possibilità, di come questi due concetti non siano in antitesi, come pare ad un analisi superficiale, ma che debbano coesistere ed essere sviluppati parallelamente. Il limite non è affatto qualcosa da cui rifuggire, non è nemmeno un ostacolo da abbattere come vuol farci credere l’avanzata ottimistica della tecno-scienza moderna. Il limite è un dato di natura, un aspetto della realtà della nostra esistenza, i limiti fisici non devono essere superati né ignorati, solo contemplandoli e vivendo in armonia e pace con essi possiamo gioire pienamente. La parola limite non ci deve più spaventare, non deve essere più un sentore di sfida, ma una condizione concreta da cui apprendere e riflettere sul nostro ruolo in questo pianeta. Nel caso della mobilità, il senso del limite è la comprensione che l’essere umano non è fatto per vivere nell’ordine delle miglia e miglia di chilometri, non ha bisogno di percorrere autostrade a velocità supersoniche, né di fare viaggi intercontinentali, che la piena realizzazione umana è alla sua portata nel raggio dei metri, che la scala vitale dell’uomo è su base locale, perché l’uomo stesso è fisicamente limitato e non ha bisogno affatto di dominare grandi distanze per sentirsi appagato. La vera felicità nasce dentro di noi e non ha dimensioni, si manifesta esternamente abbracciando tutto ciò che abbiamo attorno senza limiti di spazio e di tempo: in questo senso sì, allora, possiamo parlare di assenza di limiti. 

Allo stesso tempo dobbiamo imparare anche a sviluppare il nostro senso di possibilità, ovvero la capacità di progettare alternative, la capacità di pensare diversamente. È ovvio che il sistema dei media e la società in generale, a partire dall’educazione e dalla pubblicità, hanno offuscato e represso il nostro senso della possibilità per spingerci ad accettare tutto come “il miglior possibile”, ad essere cechi davanti all’avanzata di un progresso che ci ha riempito di merci ma ci ha svuotato nello spirito. Allenarci a pensare diversamente richiede sforzi, pazienza, coerenza, ma soprattutto richiede una profonda umiltà verso se stessi e verso le proprie convinzioni assodate dal tempo. Ciò che è veramente difficile non è affatto detto che sia impossibile.

La mia transizione dal motore ai pedali continua. Ogni giorno scopro qualcosa di nuovo in me e cerco di riportarlo nelle mie scelte giornaliere, nei miei atteggiamenti. È ancora in fase di lavorazione, un po’ perché è dura fare a meno dei trasporti motorizzati all’interno di un sistema pensato e strutturato per essi e un po’ perché questa transizione è un processo che non avrà mai fine, dal momento che riflette inevitabilmente la propria evoluzione interiore che, come sappiamo, non ha termine.

lunedì 29 ottobre 2012

Che bella giornata di pioggia




Che bella giornata di pioggia 
che ridente questa musica
ticchettare sulla ringhiera

Dolce odore di terre bagnate alla sera 
soave respiro di gioia 
pallido e caldo tepore del cuore

Grigio e spesso il cielo 
lucente e gaudente ugualmente 
argentee pozzanghere e ruvido asfalto 
compatte sferette di cristallo su ago di pino
lo sbattere sordo d’una porta 
lo schiudersi d’un ombrello

Vedo un uomo camminare nella pioggia
mantenere il suo passo deciso 
acqua fredda l’invade nel vestito
e un brivido lo scuote d’improvviso 
quell’uomo è giulivo

Avverte un vento gentile alle spalle
percepisce un confortante cinguettio

Firenze 27/03/05

lunedì 8 ottobre 2012

Quando il superfluo diventa indispensabile


Un sistema basato sulla crescita infinita in un mondo finito non può fare a meno di creare paradossi. Tra i vari paradossi, che è così piacevole scoprire giorno per giorno, mi salta alla mente quello che rende il superfluo indispensabile. Non è un gioco di parole, non è un ossimoro, ma uno dei tanti paradossi della società odierna. E non occorre spaventarsi, né fuggire ai ripari. È ovvio che con l’aggravarsi della triplice crisi, dovuta proprio alla non compatibilità del sistema attuale con i principi che regolano la ecosfera, più e più paradossi e contraddizioni verranno a galla (come i nodi che prima o poi vengono al pettine). Saranno sempre più evidenti e un numero crescente di persone si accorgerà della follia che ci sta dominando e comincerà perciò a porsi delle domande e a rivedere le proprie convinzioni, date adesso per certe e inviolabili.

Considerando tale modo di vedere le cose allora non c’è che da star sereni e pieni di ottimismo nel notare il delirio con cui migliaia e migliaia di persone si accodano sin dalle prime ore del mattino per comprare l’ultima versione dell’iphone. Come non rallegrarsi pensando che tale fenomeno, normalissimo nell’era dell’abbondanza, non cominci forse a destare orrore a un numero maggiore di persone. Che sia magari un barlume di speranza? L’inizio di una presa di coscienza? Non è così che iniziano le grandi rivoluzioni culturali? Dall'osservare che c’è qualcosa che non regge più nei nostri “normali” comportamenti? 

Il nostro benessere attuale si sostiene grazie a un sistema economico-sociale che ha dominato l’intero pianeta e che per sua stessa ragione di essere tende a cercare tutti i mezzi pur di sopravvivere, essendo ritenuto culturalmente il migliore, se non l’unico, sistema possibile atto a questo scopo. In questo contesto, in cui tutto è subordinato alla crescita dei profitti, allora l’eccesso, il superfluo e lo spreco diventano elementi cardini per alimentare un motore che altrimenti si spengerebbe da solo. Ma è ovvio che questo non fa che peggiorare la situazione, creando disagi e sofferenze crescenti, mentre purtroppo i profitti e i benefici percepibili dalle persone comuni non possono fare altro che decrescere col tempo. 

Sotto il punto di vista attuale, la persona in coda dalle prime ore del mattino per comprare l'i-phone non è un folle, anzi, dovreste ringraziarlo perché sta permettendo al PIL di crescere, alimentando l’economia. Nell'era dell’abbondanza lo spreco non va perseguito, va incoraggiato: e quanti esempi di sprechi (energetici, materiali, finanziari, di tempo) il sistema si sta inventando pur di andare avanti !!! Lo scopo è quello di far crescere l’economia, anche se facciamo qualcosa che apparentemente non ha molto senso, ciò è del tutto subordinato al dogma inviolabile che la crescita deve continuare in eterno. 

E allora viene fuori che il vero folle non è lui che si mette in fila per comprare un telefono all'avanguardia, ma sei tu che lo stai guardando sbigottito e ti stai chiedendo se tutto questo ha un senso o no. Il vero problema è che non ti sei accorto prima che un tale sistema avrebbe inesorabilmente condotto a un tale paradosso, a una tale crisi strutturale, fino ad arrivare a mettere a rischio il nostro stesso futuro. Sei tu il folle, non lui che vive in un sistema e lo sostiene, ma tu che ti accorgi di anomalie pericolose e dai la colpa ad altri, senza riuscire a individuare la causa in un modello di pensiero prima di tutto piuttosto che in complotti o carenza di ottimismo. 

Il folle sei tu che non riesci a capire perché nell’era dell’abbondanza l’eccesso non è mai abbastanza, lo spreco crea valore e il superfluo è diventato indispensabile.

lunedì 17 settembre 2012

Buddismo e Decrescita



"Ora, è lo stesso pianeta ad indicarci che la prossima vera crescita dovrà essere interiore, e dunque, dal punto di vista esteriore, grossolano, sarà una decrescita. E la felicità in questo processo, per chi lo vorrà cogliere, consisterà nell'apprezzare sempre di più le ricchezze interiori, che dovranno poi essere espresse nel mondo e nella vita collettiva, in una società più sostenibile e più gusta." Dott. Stefano Pischiutta

Essendo buddista e "decrescista" nello stesso momento, sempre più mi rendo conto quanto questi due aspetti, che fanno parte oramai della mia vita da qualche anno, siano strettamente connessi tra di loro e di come l'uno richiami inevitabilmente l'altro. Di questo ho cercato di parlare nel mio saggio "Decrescita Felice e Rivoluzione Umana" che ho scritto due anni fa e dal quale è nato questo blog. Di questo ho cercato di parlare nei miei post, nei pochi articoli che sono riuscito a pubblicare su riviste, nei miei interventi, nelle presentazioni, negli incontri.

Da una parte il Buddismo di Nichiren Daishonin, che pratico da sette anni, mi ha insegnato che esiste la possibilità, in qualsiasi momento e in qualsiasi circostanza mi trovi, di sperimentare uno stato di profonda gioia e di profonda fiducia nella vita, che la mia esistenza non è separata da ciò che mi circonda e che il mio stato interiore condiziona ogni aspetto della realtà. Tramite la pratica, lo studio e l'approfondimento della propria fede si può valorizzare e dare un senso a ciò che facciamo, indirizzando se stessi e la società nella direzione della creazione di valore, ovvero nella trasformazione della sofferenza in felicità. La vita è una sfida continua con l'illusione innata dentro di noi, l'atteggiamento di aprire la propria vita, di sperimentare compassione e saggezza nel pieno della propria sofferenza è ciò che garantisce una vittoria sulle nostre paure, sulle nostre insicurezze, sulla nostra oscurità. Vincere significa innanzitutto manifestare la nostra natura illuminata, la nostra consapevolezza intrinseca di poter superare qualsiasi difficoltà, a partire proprio dalla trasformazione del nostro spirito. Il nostro cambiamento interiore, la nostra rivoluzione umana è ciò che fa la differenza.

Dall'altra parte, la Decrescita Felice, assieme alle complesse tematiche economiche, ecologiche e sociali a cui è strettamente collegata, mette in discussione il sistema occidentale che ha uniformato il mondo e lo sta portando inevitabilmente al collasso. La decrescita felice indica la possibilità di un cambiamento dei nostri stili di vita, del nostro modo di pensare la vita, di fare politica, di prendere scelte importanti. Si tratta quindi di riportare l'uomo su un binario che lo conduca a crescere e migliorare effettivamente, uscendo dall'illusione del progresso e della crescita economica illimitata. Più che questioni tecniche, la decrescita felice riguarda la cultura, perché è da essa che sono nati i problemi economici, ecologici e sociali che stanno degradando il nostro presente e minacciando il nostro futuro. Il senso del limite è fondamentale per ritrovare un equilibrio nelle nostre esistenze terrene, per vivere in armonia nel nostro ecosistema e col nostro corpo; il senso della possibilità invece attiva la nostra creatività e la nostra progettualità e la indirizza verso un mondo migliore.

Buddismo e Decrescita diventa quindi, a mio modo di vedere, un binomio inscindibile, un passo indispensabile per l'evoluzione, e non il progresso, della nostra specie non più basata sulla competizione ma sull'empatia. Entrambi pongono il loro fuoco sul rinnovamento dello spirito umano, sullo sviluppo e la cura della nostra consapevolezza interiore, che ci permette di distinguere ciò che ha valore per la vita universale, e che quindi la sostiene, da ciò che invece la danneggia e la distrugge.

 E' ovvio che oggi non siamo consapevoli che la nostra condizione vitale così come il nostro stile di vita e il sistema economico che abbiamo costruito stanno seriemente mettendo a rischio il presente e il futuro dell’umanità.

lunedì 10 settembre 2012

Proprio quando pensi di essere solo ...




Oggi ho avuto una sorpresa piacevole. Per puro caso ho scoperto l'esistenza di una cartella all'interno della mia casella dei messaggi di Facebook che raccoglie tutti i messaggi che ho ricevuto da “sconosciuti” e che io non avevo mai letto. 
I messaggi risalgono tutti a un anno fa, molti riguardano l’articolo che ho pubblicato sulla rivista Buddismo e Società a settembre 2011. Vederli oggi, tutti insieme oggi, mi ha fatto molto piacere e nello stesso tempo mi è dispiaciuto molto non poter rispondere allora. L’ho fatto oggi, dopo un anno.
Ad ogni modo, questa piccola esperienza mi ha fatto riflettere su quanto troppo spesso ci sentiamo isolati nelle nostre opinioni e nelle nostre visioni del mondo. Non mi immaginavo che così tante persone potessero rispondere al mio articolo in questo modo. Ciò mi fa sentire una gioia profonda. Nonostante i ritmi frenetici della società odierna e delle barriere relazionali che i nostri stili di vita e la cultura consumistica ci hanno imposto, credo che nulla potrà annientare la forza vitale degli esseri viventi nel ricercare empatia, connessione, armonia nel proprio ambiente. Ho sempre più la sensazione che gli esseri umani, l’umanità, così come tutti gli ecosistemi viventi, abbiano una mente unica, una sorta di coscienza collettiva che se attivata nella giusta direzione, illuminata dalla saggezza e dalla compassione, può veramente permettere di realizzare un mondo di utopie, una terra di gioia e pace: la mancanza di tale visione unitaria è impedita dalle nostre illusioni, nessuno però ci vieta di superarle attraverso una nostra trasformazione interiore.

Ringrazio ancora le persone che mi hanno scritto e tutti i lettori del blog e dei miei scritti. Invito chiunque abbia voglia a scrivermi e a farsi avanti se desideroso a voler collaborare alla cura del blog stesso in vario modo.

Mi perdoneranno se mi permetto di pubblicare, qui di seguito, alcuni messaggi che ho ricevuto, omettendo informazioni personali ovviamente. Grazie ancora. Luca

"
Il tuo articolo su Buddismo e Società di questo mese è quanto di più vicino a quello che sento nel mio cuore e cerco di applicare nella mia vita di tutti i giorni. Speravo davvero di leggere parole come queste: profonde e ricche di fede, quanto concrete e materialissime. Grazie di cuore davvero: è un incoraggiamento enorme averti letto.  Alessia

Ciao, sono un'insegnante del liceo scientifico di xxx e mi occupo dell'organizzazione di conferenze scientifiche divulgative per gli studenti. Ho letto il tuo articolo su buddismo e società...condividiamo infatti la stessa scelta di vita...e volevo chiederti se sei interessato a parlare dei temi che hai trattato nella mia scuola....mi piacerebbe tanto solleticare e contribuire a seminare nella vita di tanti giovani un messaggio come il tuo...grazie per l'attenzione...attendo, se vuoi, una tua risposta.
cordiali saluti
Cinzia 

Caro Luca,
Ho letto "Decrescita Felice e Rivoluzione umana". E mi è piaciuto...
Un saluto
Enzo

Ciao Luca
ho letto il tuo articolo nell'ultimo numero di buddismo e società e mi è piaciuto tantissimo! chiaro ed efficace! e m'è piaciuto molto che oltre al ragionamento hai dato delle indicazioni chiare, semplici, pratiche, che toccano le persone nel loro piccolo, perché ormai tutti dicono "sono per l'ecologia" però poi non diventano parte ATTIVA e CONSAPEVOLE che interviene sulle proprie abitudini perché finalemente capiscono che sono loro in prima persona PROTAGONISTI DEL CAMBIAMENTO!
e quindi GRAZIE !!
 

Ciao mi chiamo Giorgia, non ci conosciamo, ma volevo fare i Complimenti per il tuo "Scollegarsi"; ogni riga e parola ha trovato il giusto posto per rendere tutto cosi' assolutamente e profondamente vero. Non ti nego di aver riportato il tuo "Scollegare" nella mia bacheca per poter rendere a tutti quelli che conosco, una pausa di riflessione sulla nostra vita, per lasciar riflettere un po' sulle azioni che ogni giorno decidiamo!!! Scusa la mia irruenza ma volevo solo ringraziarti per aver condiviso il tuo pensiero. E ovviamente Nam Myoho Renge Kyo.
Grazie, Giorgia

Caro Luca, mi chiamo Francesca e sono un membro Soka, ho ricevuto oggi B&S e con sorpresa ed emozione ho trovato lo speciale relativo al futuro del pianeta. Ho apprezzato molto il tuo scritto relativo alla Decrescita, da un po' ne parlo ad amici e conoscenti, ma mi guardano un po' sfiduciati, ora finalmente anche B&S affronta un argomento cruciale dal quale nessuno può più prescindere. E' tempo di cambiare direzione. GRAZIE!!!

Ciao Luca!
non ci conosciamo, ma mi sono permessa di cercarti qui su facebook perchè ho appena finito di leggere lo speciale "Decrescita felice e rivoluzione umana" su Buddismo e Società.


Semplicemente mi sento di ringraziarti, davvero, col cuore perchè è un articolo che mi ha dato molta speranza. Condividiamo lo stesso obbiettivo e mi ha toccato molto. Quindi GRAZIE per la semplicità e la chiarezza con cui ti sei espresso su questa tematica fondamentale. Diffonderò il tuo articolo sperando che arrivi alla sensibilità di tutti, anche di chi non è buddista.
Buona vita,
Nicoletta

Ciao Luca ho letto con interesse il tuo saggio sulla decrescita felice, su cui trovo diversi punti di contatto e che per me sono principi di vita irrinunciabili e da difendere a qualsiasi costo, pur conscio dell’immane battaglia contro i giganti del potere e della non meno difficile battaglia dentro noi stessi e di quanti sacrifici siamo disposti a fare per questa terra oggi e domani. Per questo ho richiesto l’amicizia. Ciao
"


Scarica liberamente:

mercoledì 5 settembre 2012

Un vero passo in avanti





Solo quando saremo in grado di comprendere che la nostra esistenza non è al di sopra di o indipendente da qualcosa di cui possiamo disporre a nostro piacere.
Solo quando il nostro animo sarà pervaso dalla stessa forza che muove i fiumi, ondeggia le chiome degli alberi e sostiene gli uccelli in volo
Solo quando sentiremo pulsare in noi l’impeto del tuono, del lampo e dell’infrangersi dell’onda sulla scogliera
Solo quando non avremo più niente da cercare perché lo avremo già trovato

Solo allora potremo rinunciare all’ideale del progresso, della crescita e della competizione
E solo allora faremo un vero passo in avanti, indispensabile




lunedì 3 settembre 2012

A dieta di modernità



Ovvero la cura di disintossicazione dalla crescita e il recupero della nostra umanità


Introduzione

Il blog DFRU lancia un'iniziativa per una esperienza mistico-spirituale a livello individuale. Si tratta di intraprendere una vera e propria cura basata su un'apparente rinuncia a oggetti della modernità che riteniamo per noi particolarmente tossici sotto il profilo dei rapporti umani o comunque della nostra stabilità psico-fisica, quindi della nostra felicità oltre che per l'ambiente e l'economia in generale. Un'astinenza del tutto volontaria e consapevole per un periodo di almeno un mese a partire da una data qualsiasi, senza interruzioni.
Questi oggetti tossici possono essere di vario tipo. Alcuni tra i più tossici se usati incosapevolmente, come tutti siamo abituati oramai a fare quotidianamente, sono: l'auto e ogni mezzo motorizzato, la TV, il cellulare, internet, la carne, l'ascensore, i climatizzatori (ecc...). Ogni persona fa una scelta individuale basata sulle proprie caratteristiche e sulle proprie convinzioni. Forse suggeriamo di provare almeno un periodo di cura con un oggetto soltanto, nel momento che noi riteniamo più opportuno, con serenità e leggerezza. 
L'astensione deve essere preferibilmente totale e prolungata per almeno un mese, salvo ovviamente situazioni in cui persone o cose sono a rischio di salute o sicurezza. 
Dopo aver passato il periodo di cura, invitiamo ciascun sperimentatore a scriverci (creazione.valore@gmail.com) un breve articolo con la propria esperienza, riportando l'esperienza, riflessioni, indicazioni, valutazioni. 
Lo scopo principale di tale iniziativa assurda forse non è evidente per tutti. Il punto cruciale è quello di recuperare il piacere di vivere semplicemente, di apprezzare la vita per ciò che è, semplificandola e in tal modo assaporandone la vera essenza. Da una grande rinuncia a certi oggetti tossici, in quanto inquinano la nostra umanità e non perchè essi siano totalmente negativi di per sé, risulterà in effetti un grande beneficio per quanto riguarda il riscoprire la bellezza e la profondità della nostra esistenza terrena. 
Da questa esperienza, potremo capire l'uso che facciamo di questi oggetti, liberarci dal loro attaccamento e cominciare a farne un uso diverso, consapevole sotto tutti gli aspetti. Nessuno si augura di tornare all'età della pietra, ma di cambiare il proprio approccio alla quotidianetà.

Auguro a tutti, quindi, una buona dieta di modernità e una felice esperienza di vita. 


Indicazioni e regole generali dell'iniziativa: 

  • Per partecipare all'iniziativa occorre mandare una email all'indirizzo creazione.valore@gmail.com indicando nome, comune di provenienza, l'oggetto scelto per la dieta e la data di inizio;
  • il periodo di dieta deve essere minimo un mese;
  • il periodo di dieta deve essere totale e continuativo;
  • a fine del periodo, con tutta calma e serenità, scrivere un breve articolo, anche poche frasi, sulla propria esperienza, riportando episodi, riflessioni, pareri, conclusioni positive e negative;
  • in caso il perido non venga portato a termine, è possibile ricominciare da capo, oppure anche scrivere un'email riportando riflessioni e commenti sul motivo per cui non si è riusciti a finire la dieta.

Buona dieta a tutti!!

venerdì 31 agosto 2012

Quando cadrà la goccia che farà traboccare il vaso?



Oramai è solo questione di tempo. Ogni giorno che passa ce ne convinciamo sempre un pò di più. Non sappiamo se la goccia che farà traboccare il vaso avrà cause ambientali, piuttosto che economiche o di disordine sociale: non sappiamo se il primo a collassare sarà il clima terrestre, la finanza mondiale o la pace sociale. Tantomeno sappiamo quando ciò avverrà. La cosa certe è che i tre ambiti sono in una crisi fortemente interconnessa che si sta sviluppando a velocità crescente in un complesso intreccio di cause ed effetti.
Proprio in questi giorni leggiamo dell'estinzione dell'orso polare entro il 2020 e nonostante ciò continuiamo la nostra corsa feroce al progresso inarrestabile: alcuni indifferenti, altri troppo impegnati in cose importanti per potersi interessare a ghiaccio che si scioglie o ad orsi in difficoltà, altri ancora rassegnati all'inevitabile perchè, in fin dei conti, questo è il prezzo che prima o poi dobbiamo pagare.
E mentre i ghiacci si sciolgono, la benzina, la discoccupazione e lo spread volano, l'over shoot day arriva ad agosto, ancora poche persone si pongono queste domande: esiste una connessione tra il fatto che mio figlio non trova lavoro, il mio amico lo ha perso di recente ed è in una pessima situazione, il riscaldamento globale comincia a farsi sentire, il costo della benzina e il degrado umano e ambientale che ho attorno aumentino vistosamente?

Forse è il momento di darci una svegliata, senza essere troppo pessimisti, anche perchè non ce lo possiamo più permettere. Dopotutto, se i fenomeni  che sono causa delle nostre più grandi problematiche attuali a livello mondiale hanno un andamento di crescita esponenziale, anche le trasformazioni su base culturale e spirituale, di cui abbiamo urgentemente bisogno, possono diffondersi e svilupparsi esponenzialmente, quindi dal niente crescere moltissimo in tempi piuttosto ridotti. Ciò è una confortante certezza matematica, oltre che un segno di luminosa speranza per il nostro prossimo futuro.

martedì 21 agosto 2012

Decrescita Felice e Rivoluzione Umana: download nuova versione

Versione con piccoli aggiornamenti di "Decrescita Felice e Rivoluzione Umana".
A due anni dalla stesura del saggio ripropongo il libro liberamente scaricabile in pdf al seguente link:



venerdì 10 agosto 2012

Oggi è normale, domani non lo sarà

L'evoluzione della specie



Oggi è da considerarsi “normale”, in quanto rientra tra le azioni quotidiane più diffuse e banali: prendersi un caffè dalla macchinetta in un bicchierino di plastica, addolcirlo con meno della metà dello zucchero contenuto in una bustina di carta, girarlo con palettina di plastica e gettare tutto in un cestino sempre più colmo; bere acqua delle dolomiti in bottiglie di plastica, piccole, medie, grandi e poi gettarle magari nella raccolta differenziata perché ci teniamo all’ambiente; usare l’automobile tutti i giorni indipendentemente da dove si deve andare, a fare che cosa e perché; fare code su code, ingorghi e corse frenetiche per andare su una spiaggia sempre più affollata e degradata; prenotare un volo a bassissimo costo per le Maldive che costa molto meno di un treno da Milano a Roma; lavorare dieci dodici ore in un giorno sei giorni su sette e guadagnare sempre meno; fare acquisti senza soldi e ritrovarsi debiti incolmabili per anni e anni; entrare in supermercati stracolmi di prodotti alimentari di ogni sorta e uscirne con carrelli stracarichi del superfluo; mangiare all’eccesso e poi passare il poco tempo libero dopo il lavoro in palestre sofisticate o in un parco a fare la spola cercando di consumare la nostra ingordigia; mangiare carne tutti i giorni, in ogni momento e ad ogni età; essere costretti a pagare per tutti i tipi di beni e servizi, fino ad arrivare a valutare la vita, le relazioni, la felicità in termini esclusivamente economici; credere che non esista alternativa se non quella di far crescere l’economia e che tutti i problemi che ci stanno divorando siano soltanto transitori perché la scienza e la tecnologia riusciranno sempre e comunque a risolverli; considerare la vita e gli esseri umani come delle macchine che possono essere riparate e sfruttate al massimo delle loro energie. 

Questo è del tutto “normale” oggi perché è figlio della cultura occidentale che si è consolidata in secoli di storia e violentemente si è imposta come la migliore e unica possibilità per garantire un futuro migliore all’uomo. 

Questo stesso modello è oggi in un’evidente e profonda crisi che richiederà necessariamente un nuovo modello culturale, basato su paradigmi a sostegno della vita universale e perciò in armonia con tutti gli esseri viventi. 

Perciò, è chiaro che quello che oggi è da considerarsi “normale”, domani non lo sarà più.

mercoledì 1 agosto 2012

Ikeda per la decrescita (parte due)

Daisaku Ikeda

«Oggi l’uomo non è un aviatore che piloti un aereo in un cielo azzurro e senza nubi, ma un autista al volante di una macchina che divora una strada tutta curve nel cuore di una foresta impenetrabile. Come lei giustamente osserva, per affrontare validamente le situazioni imposteci dalla vita moderna, occorre associare la prontezza decisionale a una nitida visione prospettica delle conseguenze del nostro operato proiettandole nel futuro. D’altro canto è pur vero che oggigiorno i mutamenti sopravvengono a un ritmo così frenetico, che la previsione a lungo termine è necessariamente limitata. Quando occorre procedere a decisioni tempestive, la carente lungimiranza alla quale ci vediamo condannati è suscettibile di provocare catastrofi. In effetti, tecnici e scienziati si affannano ad accelerare il passo dei mutamenti che si producono continuamente attorno a noi. Secondo me l’uomo, ossia il conducente che guida l’auto lungo la strada tutta curve, non deve accelerare ma piuttosto rallentare, adottando quantomeno una velocità che gli permetta di affrontare in tempo utile il sopravvenire di curve inaspettate. 

[…]

Non sono d’accordo che la decelerazione sia impossibile. Lei dice che dobbiamo rinunciare alla nostra eccessiva e inconsulta auto fiducia e lottare per tenere a bada i fattori incontrollati che ci spingono a gran velocità lungo una strada irta di pericoli. Ma a mio parere, nel momento stesso in cui ci scuoteremo dal nostro stato di euforia occorrerà per forza di cose rallentare il ritmo della nostra marcia, e addirittura arrestarci per guardarci attorno, per orientarci nel modo più cauto e opportuno, per stabilire la direzione ottimale che dovremo seguire in vista del futuro, dopo di che riprenderemo ad avanzare, ma nel rispetto di un’andatura ragionevolmente calcolata. Lei ha ragione di osservare che molti fattori legati al nostro andamento di marcia sono intimamente intrecciati fra loro, ma è sempre l’umanità a tenere il piede sul pedale dell’acceleratore. Pertanto spetta all’uomo, purché dotato del giudizio e dell’equilibrio necessari, ridurre la pressione del suo piede e addirittura, perché no, azionare i freni. 

[…]

Questa forma di saggezza e moderazione rientra nella sfera delle nostre possibilità, a patto di non cedere all’avidità, di aver chiara visione dei nostri reali interessi e di guardare agli altri con spirito di comprensione e solidarietà. I guidatori temerari e spericolati non sono in grado di tenere la loro sorte in pugno, mentre per contro ne sono capaci – per lo meno entro una certa dimensione – quanti danno prova di obiettivo giudizio e self-control, e pertanto sono indotti a procedere con la dovuta cautela. Tali sono le virtù promosse dalla rivoluzione umana d’ispirazione buddista, giacché permettono agli uomini di mutare il corso del loro destino. 

È questo il senso della rivoluzione umana. Si tratta di un nuovo corso, non del raggiungimento di una meta. […] Pur incorrendo in comunissimi errori, gli uomini impegnati in tale rivoluzione subiscono una decisiva trasformazione interiore. Col tempo i loro tratti distintivi acquistano evidenza. Sta di fatto, comunque, che a mio modo di vedere la rivoluzione è un viaggio senza soste, non l’arrivo a una destinazione prefissata» 

Daisaku Ikeda, “Campanello dall’allarme per il XXI secolo”