«Un uomo è ricco in proporzione del numero di cose delle quali può fare a meno»
Henry David Thoreau, Walden, ovvero vita nei boschi

venerdì 10 agosto 2012

Oggi è normale, domani non lo sarà

L'evoluzione della specie



Oggi è da considerarsi “normale”, in quanto rientra tra le azioni quotidiane più diffuse e banali: prendersi un caffè dalla macchinetta in un bicchierino di plastica, addolcirlo con meno della metà dello zucchero contenuto in una bustina di carta, girarlo con palettina di plastica e gettare tutto in un cestino sempre più colmo; bere acqua delle dolomiti in bottiglie di plastica, piccole, medie, grandi e poi gettarle magari nella raccolta differenziata perché ci teniamo all’ambiente; usare l’automobile tutti i giorni indipendentemente da dove si deve andare, a fare che cosa e perché; fare code su code, ingorghi e corse frenetiche per andare su una spiaggia sempre più affollata e degradata; prenotare un volo a bassissimo costo per le Maldive che costa molto meno di un treno da Milano a Roma; lavorare dieci dodici ore in un giorno sei giorni su sette e guadagnare sempre meno; fare acquisti senza soldi e ritrovarsi debiti incolmabili per anni e anni; entrare in supermercati stracolmi di prodotti alimentari di ogni sorta e uscirne con carrelli stracarichi del superfluo; mangiare all’eccesso e poi passare il poco tempo libero dopo il lavoro in palestre sofisticate o in un parco a fare la spola cercando di consumare la nostra ingordigia; mangiare carne tutti i giorni, in ogni momento e ad ogni età; essere costretti a pagare per tutti i tipi di beni e servizi, fino ad arrivare a valutare la vita, le relazioni, la felicità in termini esclusivamente economici; credere che non esista alternativa se non quella di far crescere l’economia e che tutti i problemi che ci stanno divorando siano soltanto transitori perché la scienza e la tecnologia riusciranno sempre e comunque a risolverli; considerare la vita e gli esseri umani come delle macchine che possono essere riparate e sfruttate al massimo delle loro energie. 

Questo è del tutto “normale” oggi perché è figlio della cultura occidentale che si è consolidata in secoli di storia e violentemente si è imposta come la migliore e unica possibilità per garantire un futuro migliore all’uomo. 

Questo stesso modello è oggi in un’evidente e profonda crisi che richiederà necessariamente un nuovo modello culturale, basato su paradigmi a sostegno della vita universale e perciò in armonia con tutti gli esseri viventi. 

Perciò, è chiaro che quello che oggi è da considerarsi “normale”, domani non lo sarà più.

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