«Un uomo è ricco in proporzione del numero di cose delle quali può fare a meno»
Henry David Thoreau, Walden, ovvero vita nei boschi

lunedì 22 ottobre 2018

Verso la società dell'empatia



«Le ricerche più recenti di antropologi ed etologi propongono una lettura dell’evoluzione nella direzione di una continua graduale conquista e perfezionamento dei rapporti di cooperazione e solidarietà, ai fini della sopravvivenza della specie. Il più adatto non è dunque il più forte in termini di muscoli e brutalità, ma chi gode di una sicurezza che gli viene dal sostegno empatico dei suoi simili e del suo ambiente, sia attuale che sedimentato nella memoria attraverso l’esperienza. Evolutivamente, infatti, è stato più vantaggioso contare sulla propria e altrui affidabilità che coltivare l’opportunismo» 

Giuliana Mieli – Il bambino non è un elettrodomestico 


L’attuale modello socio-economico, fondato sulla cultura materialista, deterministica e progressista, ha come unico scopo l’interesse del singolo, o della parte, a discapito degli altri, e in ultima analisi del tutto. Per raggiungere tale obiettivo il mezzo più efficiente, che non a caso è l’unico sostenibile in questo tipo di società, è quello della competizione. 

È più che naturale, perciò, che si incoraggi la competizione, e per fare ciò si coltivi l’individualismo, si educhi alla prepotenza e all’arroganza, alla separazione e all’opportunismo. L’intera cultura occidentale, per sopravvivere, alimenta tali principi fondanti. 

Ma gli effetti di tale modello sono sugli occhi di tutti: il degrado umano e ambientale sta mettendo a rischio la sopravvivenza della vita sul pianeta Terra. Inutile girarci attorno. Nessuna cultura mai, nella storia dell’umanità, era arrivata a tanto. Questo modello è sbagliato e deve essere abbandonato al più presto. 

La nostra ancora di salvezza è un cambiamento culturale epocale che stravolga dalle radici l’attuale sistema: passando dalla società della prevaricazione alla società dell’empatia. 

Oramai anche gli studi scientifici più recenti stanno confermando che l’evoluzione della vita non avviene tramite comportamenti competitivi, conflitti e violenze, bensì attraverso la collaborazione e la solidarietà tra gli individui. Un modello nuovo di società, dove l’obiettivo sarà il benessere comune, del tutto, senza che nessuno ne subisca danno, né resti escluso, potrà essere costruito solo a partire da una cultura della cooperazione. L’empatia, e non la prepotenza, sarà perciò vitale affinché il sistema si sviluppi e sia sostenibile nel tempo. 

Tale cambio di paradigma culturale, da quello competitivo e aggressivo a quello collaborativo ed empatico, influenzerà ogni ambito della società: dall’economia alla politica, dall’educazione alla medicina, dall’arte e la musica allo sport, dallo stile di vita al tempo libero. 

Tale cambiamento culturale epocale è inevitabile e assolutamente necessario. Adesso che è confermato anche dalle ricerche scientifiche, cosa stiamo ancora aspettando?





lunedì 10 settembre 2018

La potatura: come ritrovare il tempo di vita




"Un uomo è ricco in proporzione al numero di cose delle quali può fare a meno" 

Henry David Thoreau 


Grazie al progresso scientifico viviamo le nostre vite con ritmi sempre più sostenuti, incuranti del fatto che i nostri corpi umani abbiano limiti ben precisi, mentre la tecnologia, con i suoi passi da gigante, questi limiti li ha da tempo oltrepassati. 

Di fatto, perciò, non siamo noi a controllare e dirigere la nostra tecnologia, dettando modi e tempi, ma piuttosto è lei a imporceli. È evidente che siamo finiti per essere schiavizzati (come tra l’altro era facile prevedere in epoche non sospette), più o meno consapevolmente, dalla nostra stessa fame di progresso. 

La tecnologia avanzata non ci ha donato del tempo, liberandolo dal lavoro, per il semplice motivo che nel suo normale sviluppo ha contribuito a creare tutta una serie di bisogni accessori che prima non esistevano affatto. Bisogni che col tempo si accumulano sempre di più e che sempre meno hanno a che fare con la nostra felicità e il nostro benessere, con ciò che in ultima analisi dovrebbe (sottolineando il condizionale) essere ciò che davvero conta. 

Inoltre, la crescita della società materialista ha svuotato le nostre vite dagli aspetti spirituali, che in epoca preindustriale erano considerati fondamentali. Questo svuotamento, di senso e di coscienza, dell’essere umano, divenuto anch’esso macchina, lo ha indotto a riempire quei pochi spazi di vita rimasti, al netto delle ore dedicate al lavoro (ore mai diminuite, casomai aumentate), con attività consumistiche di ogni tipo (incluse relazioni e affetti). 

Perciò, il nostro tempo lo dobbiamo (in realtà nessuno ci obbliga) farcire di corsi, shopping, palestre, centri di bellezza, spa, viaggi (più lontani possibile), aperitivi, feste, cene, insomma di tutto il necessario per sentirci davvero attivi, vivi, partecipi di un delirio insensato. 

Uscire del tutto dalla megamacchina infuriata e divoratrice di vita è praticamente impossibile, ma qualcosa per provare almeno un po’ di sollievo lo possiamo fare. 

Un’opera, azzarderei eroica, che possiamo intraprendere è quella della potatura. 

Siamo degli alberi con troppi rami, lunghi e intricati, che ci impediscono di germogliare, di far mostra dei nostri fiori e di creare dei frutti. Quello che occorre è una sana e saggia potatura. Una potatura deve essere prudente, ben ponderata e selettiva. Fuor di metafora, dobbiamo iniziare a rimuovere tutto quello che nella nostra vita è solo di fastidio, di mero ingombro, di apparenza, tutto quello che è dovuto a qualcuno o qualcosa, a tutto, tranne che a noi. 

Certo, non si può capitozzare, non si può cominciare a tagliare tutto insieme, il processo, come tutte le cose sagge e durevoli, come la natura stessa insegna, necessita del suo giusto tempo. Vero è che già dai primi rami potati cominceremo a percepire un discreto sollievo, che aumenterà mano a mano che progrediamo nell’abbattimento di ciò che è superfluo, fino a che non scopriremo finalmente e nuovamente ciò che davvero conta: il tempo di vita, nostro, non indotto ma scelto, non prefabbricato ma creato con le nostre mani, non scarso ma abbondante. 

La potatura è oggi più che mai necessaria, la sua arte è difficile da imparare, ma conviene in ogni caso cominciare a sperimentarla cercando di migliorare, prima che sia troppo tardi, prima che la megamacchina infernale abbia inghiottito tutto e tutti. 



mercoledì 18 luglio 2018

Il bisogno di raccontare storie diverse



Quello che è oggi impellente, l'ho scritto più volte, è senza dubbio un cambio di prospettiva, un abbandono di un immaginario, di una visione culturale monocentrica, per approcciare un modello olistico multicentrico e multiculturale, nel senso più profondo e più vero del termine. Lasciare l'infuriato treno del progresso che viaggia sempre più veloce sui binari della crescita perpetua, per muoversi in uno spazio vasto, libero, sicuro. Lasciare l'unica certezza, per accogliere infinite possibilità. 

Per fare ciò ci sono tante vie, tanti mezzi, più o meno efficaci, più o meno rapidi, più o meno costosi, più o meno indolori. Certo è che i mezzi dovranno essere in armonia coi fini. 

«Un nobile scopo non può essere raggiunto a meno che i mezzi impiegati per la sua realizzazione non siano altrettanto nobili. L’obiettivo in sé determina i mezzi che possono essere utilizzati» Daisaku Ikeda (La rivoluzione umana n. 11, pag. 209) 

Uno dei mezzi più efficaci (d’altronde lo è sempre stato) per abbandonare la monocultura e liberare il pensiero è quello di raccontare storie diverse, storie “altre” rispetto al solito canovaccio autoimposto dal sistema dominante. 

Infatti, tra tutti i bisogni imposti dalla propaganda pubblicitaria e dalla cultura del nostro tempo, fra tutti questi bisogni che aumentano ogni giorno che passa, dovremmo inserire quello di sentire storie nuove, storie diverse dallo standard. Storie in grado di educare, ovvero di far riflettere, di far sviluppare il proprio pensiero critico, di aprire nuovi e vasti orizzonti, in cui perdersi magari, e in cui ritrovarsi, dolcemente. Per essere sereni, se felici è troppo, soddisfatti, rilassati e pieni. 

Le storie che seguono sono un piccolo contributo a questo bisogno di nuove storie, di storie diverse, di storie rigeneratrici. 

Spero vi piacciano e spero ne possiate inventare anche voi, di nuove e di altre.


I Racconti Etici 


Primo Volume:

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Secondo Volume:

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Se vuoi utilizzare i testi per letture, dibattiti, rappresentazioni o altro puoi liberamente farlo previa comunicazione tramite la pagina contatti. 



mercoledì 27 giugno 2018

Conferenza Internazionale L'Economia della Felicità 2018 - Prato - 29-30 settembre



Il 29 e il 30 settembre si svolgerà la diciottesima Conferenza Internazionale sull'Economia della Felicità, la seconda edizione italiana. 

Due anni fa, nell'ottobre del 2016 al Teatro Verdi, la prima edizione della conferenza ha riscosso un notevole successo, richiamando alla partecipazione oltre un migliaio di persone in una sola e intensa giornata. 

Quest’anno abbiamo pensato di estendere la Conferenza a due giornate, sabato e domenica, in modo da favorire un’esperienza ancora più profonda e ricca. Nella giornata di sabato si terranno dei gruppi di discussione nel contesto della Villa di San Leonardo al Palco, dove alloggeranno anche in nostri attivisti e relatori, nazionali e internazionali. Sarà un’occasione anche per conoscersi, scambiarsi idee ed esperienze e condividere qualche momento conviviale, oltre al buon cibo anche un po’ di musica. La domenica invece ci sarà la plenaria conclusiva dove i relatori saranno chiamati a trattare i loro temi più cari e a tirare le fila di quanto emerso dai gruppi di lavori della giornata precedente. 

Tra i partecipanti, oltre ad Helena Norberg-Hodge, l’immancabile Serge Latouche, Alex Zanotelli, Rossano Ercolini, Patrizia Gentilini, Massiamo Fini e tanti altri ancora. 

Per tutti i dettagli e le prenotazioni visitate il sito http://www.economiadellafelicita.it/



sabato 10 febbraio 2018

I Racconti Etici online: versione digitale e cartacea




Da oggi puoi scaricare liberamente la versione digitale o acquistare la versione cartacea dei Racconti Etici. 


Primo Volume:

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Secondo Volume:

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