«Un uomo è ricco in proporzione del numero di cose delle quali può fare a meno»
Henry David Thoreau, Walden, ovvero vita nei boschi

martedì 23 maggio 2017

La fobia del dissenso



«Così come nella biologia ci deve essere la biodiversità perché la vita continui, nella cultura ci deve essere la diversità culturale perché ci sia la cultura»

(Parole di Tiziano Terzani da: Gloria Germani – Tiziano Terzani: la rivoluzione dentro di noi)



Credo che molti di voi che leggeranno queste mie parole non mi capiranno. Non certo per mancanza di intelligenza. Quanto forse per colonizzazione mentale. 

Una colonizzazione mentale che tutti abbiamo subito, istruiti o meno, talentuosi o meno. La monocultura è forte oggi come non mai. Sembra quasi che si muova e si evolva a suo modo, come fosse dotata di vita propria. Si è formata in secoli e secoli di storia, oramai ha conquistato il globo ed è pronta a espandersi nel cosmo. 

Certo mi direte che in Cina, in Belgio e in Cile si hanno tutt’oggi lingue, costumi e tradizioni differenti. Ovvio. Ma il pensiero di fondo è uno, e unica è la visione del mondo che ne risulta. Una visione basata sul dominio dell’uomo su tutto, sull’abbattimento di ogni limite e sulla soddisfazione di necessità materiali a scapito dell’altro, che sia un consimile, un animale o un intero ecosistema. 

La monocultura è talmente radicata nelle nostre menti, e probabilmente anche nei nostri subconsci, che non ci rendiamo conto di non pensare più con la nostra mente, ma con la mente di un sistema invisibile più grande di noi. Siamo del tutto incapaci di pensare con la nostra mente, di vedere con i nostri occhi e di esprimerci coerentemente perché perdendo l'abitudine a farlo ci siamo dimenticati come si fa. 

Anche se qualcuno di noi prova a cominciare a pensare con la propria testa ci sono mille reazioni e condizionamenti pronti a riportarci sulla retta via, l’unica possibile. È molto difficile solo azzardarsi a sviluppare un singolo pensiero in contrasto col sistema, figuriamoci a sviluppare una serie di pensieri, per non parlare di tentare di esprimerli o ancor più di metterli in atto. Ciò è possibile solo in situazioni di emarginazione sociale, non sempre possibile o auspicabile. 

La monocultura ci vuole tutti ben pensanti, tutti in disaccordo per questioni frivole, la partita di calcio, il gossip, le finte opposizioni politiche tra destra e sinistra, ma tutti in perfetto accordo e sintonia su ciò che conta veramente: sulla visione della realtà, su quali sono i valori, i principi, la filosofia che sottendono tutto il nostro operato. 

Riteniamo di vivere nella cultura più evoluta della storia (perché la storia si evolve migliorando in senso lineare): la cultura che ci ha dato i nostri diritti a condizione di pagare coi nostri doveri, donandoci finalmente la piena libertà. Quando poi, andando ad analizzarla bene, questa libertà non c’è proprio, anzi. La libertà di scegliere tra centinaia di marche di dentifricio e tra decine e decine di varianti della stessa marca, questa libertà l’abbiamo acquisita in pieno. Ma per il resto la nostra libertà intellettuale non è mai stata così ridotta e incanalata. 

La monocultura è una forma di dittatura. Infatti, detesta il dissenso, anche se ragionato e pacato. La monocultura non ama essere disturbata, perché di fatto è una cultura autoreferenziale e molto povera, dato che è unica non ha nessuna varietà. 

Non ci credete? Provate a fare un test, provate una volta tanto a esprimere un’opinione vostra che sapete non essere un’opinione standard. Non pensate subito a temi complessi o questioni serie e importanti. È sufficiente sperimentarlo su fatti banali, quotidiani. 

A me capita spesso, anzi, capitava, perché adesso non ci provo più a confrontarmi. È come se parlassimo due lingue differenti, molto differenti. È come se la società volesse per forza convincerti, come se non accettasse la tua divergenza, la tua disobbedienza: questo perché la monocultura non prevede altre culture, non riesce nemmeno a concepirle. Osserverete nella reazione delle persone, forse non tutte, ma molte, un senso di agitazione e di rigetto verso il vostro dissenso. Faranno di tutto, prima di emarginarvi, per ricondurvi alla ragione, tenteranno in tutti i modi di convincervi, anche se voi volevate semplicemente esprimere un’opinione e non imporla agli altri. Be’, a differenza gli altri non accetteranno la vostra ma vorranno distruggerla. Se cederete, l'anomalia rientra e il sistema si rimargina, altrimenti verrete etichettato ed emarginato come estremista, pessimista, allarmista, terrorista, fanatico, demente. Molte altre persone non vi risponderanno neanche, vi ignoreranno e passeranno direttamente alla vostra esclusione. 

Ho già avuto modo di scrivere di ciò, e le cose da allora non si sono evolute. La monocultura si sta espandendo a grande ritmo e sta colonizzando ogni anfratto della nostra coscienza. Probabilmente occorrerà una grossa singolarità per liberarcene del tutto. 

Non resta che attendere e resistere. Nel frattempo godiamoci, quando possiamo, qualche momento di libertà intellettuale, anche senza esternarla. Formuliamo dentro di noi un pensiero di dissenso culturale: assaporiamolo, gustiamocelo e respiriamo a pieni polmoni in questa piccola oasi di libertà da noi creata, prima di ritornare a sopravvivere nella massa uniforme del pensiero unico. Ci farà bene. 


fonte foto: pixabay