«Un uomo è ricco in proporzione del numero di cose delle quali può fare a meno»
Henry David Thoreau, Walden, ovvero vita nei boschi

venerdì 31 agosto 2012

Quando cadrà la goccia che farà traboccare il vaso?



Oramai è solo questione di tempo. Ogni giorno che passa ce ne convinciamo sempre un pò di più. Non sappiamo se la goccia che farà traboccare il vaso avrà cause ambientali, piuttosto che economiche o di disordine sociale: non sappiamo se il primo a collassare sarà il clima terrestre, la finanza mondiale o la pace sociale. Tantomeno sappiamo quando ciò avverrà. La cosa certe è che i tre ambiti sono in una crisi fortemente interconnessa che si sta sviluppando a velocità crescente in un complesso intreccio di cause ed effetti.
Proprio in questi giorni leggiamo dell'estinzione dell'orso polare entro il 2020 e nonostante ciò continuiamo la nostra corsa feroce al progresso inarrestabile: alcuni indifferenti, altri troppo impegnati in cose importanti per potersi interessare a ghiaccio che si scioglie o ad orsi in difficoltà, altri ancora rassegnati all'inevitabile perchè, in fin dei conti, questo è il prezzo che prima o poi dobbiamo pagare.
E mentre i ghiacci si sciolgono, la benzina, la discoccupazione e lo spread volano, l'over shoot day arriva ad agosto, ancora poche persone si pongono queste domande: esiste una connessione tra il fatto che mio figlio non trova lavoro, il mio amico lo ha perso di recente ed è in una pessima situazione, il riscaldamento globale comincia a farsi sentire, il costo della benzina e il degrado umano e ambientale che ho attorno aumentino vistosamente?

Forse è il momento di darci una svegliata, senza essere troppo pessimisti, anche perchè non ce lo possiamo più permettere. Dopotutto, se i fenomeni  che sono causa delle nostre più grandi problematiche attuali a livello mondiale hanno un andamento di crescita esponenziale, anche le trasformazioni su base culturale e spirituale, di cui abbiamo urgentemente bisogno, possono diffondersi e svilupparsi esponenzialmente, quindi dal niente crescere moltissimo in tempi piuttosto ridotti. Ciò è una confortante certezza matematica, oltre che un segno di luminosa speranza per il nostro prossimo futuro.

martedì 21 agosto 2012

Decrescita Felice e Rivoluzione Umana: download nuova versione

Versione con piccoli aggiornamenti di "Decrescita Felice e Rivoluzione Umana".
A due anni dalla stesura del saggio ripropongo il libro liberamente scaricabile in pdf al seguente link:



venerdì 10 agosto 2012

Oggi è normale, domani non lo sarà

L'evoluzione della specie



Oggi è da considerarsi “normale”, in quanto rientra tra le azioni quotidiane più diffuse e banali: prendersi un caffè dalla macchinetta in un bicchierino di plastica, addolcirlo con meno della metà dello zucchero contenuto in una bustina di carta, girarlo con palettina di plastica e gettare tutto in un cestino sempre più colmo; bere acqua delle dolomiti in bottiglie di plastica, piccole, medie, grandi e poi gettarle magari nella raccolta differenziata perché ci teniamo all’ambiente; usare l’automobile tutti i giorni indipendentemente da dove si deve andare, a fare che cosa e perché; fare code su code, ingorghi e corse frenetiche per andare su una spiaggia sempre più affollata e degradata; prenotare un volo a bassissimo costo per le Maldive che costa molto meno di un treno da Milano a Roma; lavorare dieci dodici ore in un giorno sei giorni su sette e guadagnare sempre meno; fare acquisti senza soldi e ritrovarsi debiti incolmabili per anni e anni; entrare in supermercati stracolmi di prodotti alimentari di ogni sorta e uscirne con carrelli stracarichi del superfluo; mangiare all’eccesso e poi passare il poco tempo libero dopo il lavoro in palestre sofisticate o in un parco a fare la spola cercando di consumare la nostra ingordigia; mangiare carne tutti i giorni, in ogni momento e ad ogni età; essere costretti a pagare per tutti i tipi di beni e servizi, fino ad arrivare a valutare la vita, le relazioni, la felicità in termini esclusivamente economici; credere che non esista alternativa se non quella di far crescere l’economia e che tutti i problemi che ci stanno divorando siano soltanto transitori perché la scienza e la tecnologia riusciranno sempre e comunque a risolverli; considerare la vita e gli esseri umani come delle macchine che possono essere riparate e sfruttate al massimo delle loro energie. 

Questo è del tutto “normale” oggi perché è figlio della cultura occidentale che si è consolidata in secoli di storia e violentemente si è imposta come la migliore e unica possibilità per garantire un futuro migliore all’uomo. 

Questo stesso modello è oggi in un’evidente e profonda crisi che richiederà necessariamente un nuovo modello culturale, basato su paradigmi a sostegno della vita universale e perciò in armonia con tutti gli esseri viventi. 

Perciò, è chiaro che quello che oggi è da considerarsi “normale”, domani non lo sarà più.

mercoledì 1 agosto 2012

Ikeda per la decrescita (parte due)

Daisaku Ikeda

«Oggi l’uomo non è un aviatore che piloti un aereo in un cielo azzurro e senza nubi, ma un autista al volante di una macchina che divora una strada tutta curve nel cuore di una foresta impenetrabile. Come lei giustamente osserva, per affrontare validamente le situazioni imposteci dalla vita moderna, occorre associare la prontezza decisionale a una nitida visione prospettica delle conseguenze del nostro operato proiettandole nel futuro. D’altro canto è pur vero che oggigiorno i mutamenti sopravvengono a un ritmo così frenetico, che la previsione a lungo termine è necessariamente limitata. Quando occorre procedere a decisioni tempestive, la carente lungimiranza alla quale ci vediamo condannati è suscettibile di provocare catastrofi. In effetti, tecnici e scienziati si affannano ad accelerare il passo dei mutamenti che si producono continuamente attorno a noi. Secondo me l’uomo, ossia il conducente che guida l’auto lungo la strada tutta curve, non deve accelerare ma piuttosto rallentare, adottando quantomeno una velocità che gli permetta di affrontare in tempo utile il sopravvenire di curve inaspettate. 

[…]

Non sono d’accordo che la decelerazione sia impossibile. Lei dice che dobbiamo rinunciare alla nostra eccessiva e inconsulta auto fiducia e lottare per tenere a bada i fattori incontrollati che ci spingono a gran velocità lungo una strada irta di pericoli. Ma a mio parere, nel momento stesso in cui ci scuoteremo dal nostro stato di euforia occorrerà per forza di cose rallentare il ritmo della nostra marcia, e addirittura arrestarci per guardarci attorno, per orientarci nel modo più cauto e opportuno, per stabilire la direzione ottimale che dovremo seguire in vista del futuro, dopo di che riprenderemo ad avanzare, ma nel rispetto di un’andatura ragionevolmente calcolata. Lei ha ragione di osservare che molti fattori legati al nostro andamento di marcia sono intimamente intrecciati fra loro, ma è sempre l’umanità a tenere il piede sul pedale dell’acceleratore. Pertanto spetta all’uomo, purché dotato del giudizio e dell’equilibrio necessari, ridurre la pressione del suo piede e addirittura, perché no, azionare i freni. 

[…]

Questa forma di saggezza e moderazione rientra nella sfera delle nostre possibilità, a patto di non cedere all’avidità, di aver chiara visione dei nostri reali interessi e di guardare agli altri con spirito di comprensione e solidarietà. I guidatori temerari e spericolati non sono in grado di tenere la loro sorte in pugno, mentre per contro ne sono capaci – per lo meno entro una certa dimensione – quanti danno prova di obiettivo giudizio e self-control, e pertanto sono indotti a procedere con la dovuta cautela. Tali sono le virtù promosse dalla rivoluzione umana d’ispirazione buddista, giacché permettono agli uomini di mutare il corso del loro destino. 

È questo il senso della rivoluzione umana. Si tratta di un nuovo corso, non del raggiungimento di una meta. […] Pur incorrendo in comunissimi errori, gli uomini impegnati in tale rivoluzione subiscono una decisiva trasformazione interiore. Col tempo i loro tratti distintivi acquistano evidenza. Sta di fatto, comunque, che a mio modo di vedere la rivoluzione è un viaggio senza soste, non l’arrivo a una destinazione prefissata» 

Daisaku Ikeda, “Campanello dall’allarme per il XXI secolo”