Mentre la figura di Steve Jobs è prossima alla santificazione (massimo rispetto per i defunti sempre e comunque), e di Wangari Maathai si parla poco e pochissimi conosco la sua storia o addirittura il suo nome, leggo su una rivista* (non si tratta di novella 2000 o simili) che una decina di anni fa la Apple decise di non offrire batterie di ricambio per i suoi mitici, quanto inutili, iPod in modo da invitare i clienti a comprarli nuovi dopo un breve tempo.
Due newyorkesi crearono un video per denunciare questa politica consumistica del gigante di Cupertino. Successivamente fu dimostrato anche che le batterie degli iPod erano state volutamente progettate per durare un tempo ridotto. Quindi oltre a non avere possibilità di sostituzione delle batterie, gli utenti si ritrovavano un pezzo di “alta tecnologia” costosa ma di limitata durata. La causa fu vinta dai clienti che ottennero un indennizzo, la sostituzione delle batterie e l’elevazione della garanzia a due anni.
La cruda realtà di oggi è che i cittadini del mondo “sviluppato” faticano a trovare un lavoro, che è in forte diminuzione, e quindi a lavorare sempre più intensamente per comprare sempre più articoli sempre più inutili e che si romperanno sempre prima.
Inoltre leggo curiosamente (ma non mi stupisce affatto) che nella Germania dell’Est, prima della caduta del muro, esisteva una legge che stabiliva durata minimi di frigoriferi e lavatrici in almeno 25 anni. Ma quello era il terribile comunismo, e oggi lo abbiamo finalmente sconfitto per sempre.
Adesso viviamo nella ricca e sovrabbondante società capitalistica globalizzata, dove tutto è lecito, dove i limiti non esistono e tutto è possibile … fino a un certo punto.
[*] Fatti per non durare, Terra Nuova, n° 264
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