«Un uomo è ricco in proporzione del numero di cose delle quali può fare a meno»
Henry David Thoreau, Walden, ovvero vita nei boschi

lunedì 18 aprile 2011

DFRU: Un nuovo sistema economico, parte 16/30

Caduto il muro di Berlino, caduto silenziosamente il socialismo, forse non sconfitto ma crollato su se stesso, abbattuto dalle proprie contraddizioni interne, a distanza di anni sembrerebbe che il capitalismo, l’altra faccia dell’industrializzazione, sia il sistema vincente, il sistema “che funziona”, che garantisce progresso e sviluppo per l’umanità. Ma a guardarsi attorno, soprattutto nell’ultimo decennio, possiamo affermare con sicurezza che ciò non è vero, o almeno non del tutto. Il sistema capitalista insegue la crescita economica, la produzione di merci, di denaro, di ricchezza, ma a conti fatti aumentano i ricchi e aumentano i poveri con un divario e una consistenza sempre più grande. Lo sviluppo e il progresso di cui si parla oggi è un castello di sabbia, finalizzato solamente a incrementare il mercato, senza tener in minima considerazione gli esseri umani e la loro dignità. La conclusione è univoca: l’attuale sistema capitalista liberale e globalizzato non garantisce dignità e benessere all’intera popolazione umana, bensì alimenta un’ingiustizia sempre più evidente tra Nord e Sud e genera situazioni sociali e ambientali critiche il cui allarme si aggrava con il trascorrere del tempo.
Né socialismo, né capitalismo hanno indirizzato l’uomo verso un mondo di giustizia e serenità. Sono convinto che presto l’attuale sistema economico franerà su sé stesso, in modo spontaneo e silenzioso, un po’ come è avvenuto per il socialismo. Saranno le persone a cambiare il mondo.
La nuova economia non sarà dettata nelle università, o da concetti matematici astrusi, in cui conta il massimo guadagno con la minima spesa, in cui il fine è la creazione di profitto monetario ad ogni costo. Il nuovo modello di economia e di sviluppo sarà creato basandoci sulle persone e sulle loro aspettative. Sarà la gente a fare la differenza e a trovare la giusta via di mezzo tra capitalismo e socialismo di cui abbiamo bisogno per assicurare un mondo civile e dignitoso, in armonia con l’ambiente, che garantisca un futuro migliore.
Non è certo abbandonando la Terra, che ci ospita da centinaia di migliaia di anni, e colonizzando lo spazio cosmico (come molti sostengono) che troveremo un futuro sostenibile. Il problema di fondo resterà anche se ci espandessimo sulla Luna o su Marte, ce lo porteremo dietro, assieme alla povertà, alla guerra, alle carestie, all’inquinamento. Fenomeni degradanti che l’uomo ha creato e che l’uomo trasformerà.
Il nuovo sistema economico sarà per il bene comune, “l’economia del bene comune” come è definita da Gesualdi [10]. Il bene comune potrà essere raggiunto solo attraverso un’economia pubblica sicura, non basata sul mercato e non basata sulla crescita. La priorità assoluta di questa economia sarà quella di garantire dignità e diritti a ogni persona, dopodiché ci sarà spazio per il mercato per ogni bisogno che esula i diritti (sanità, istruzione, abitazione, cibo, vestiti, energia). I beni e gli oggetti considerati “comune indivisibile” saranno di proprietà pubblica, gestiti e controllati interamente dalla comunità a beneficio di tutti. Per la prima volta nella storia dell’essere umano, l’uomo sarà al centro dell’economia, sarà il fattore determinante, attorno al quale tutto girerà.
Potremmo definirlo un capitalismo illuminato o una sorta di socialismo liberale, il fatto è che la strada da percorrere ci condurrà attraverso il dialogo e il dibattito globale a un modello di sviluppo del tutto nuovo, che comporterà un cambio epocale in ogni sfera della nostra vita, a partire dal nostro modo di pensare e di agire quotidiano: un’economia fondata sull’umanesimo.
Occorrerà muoversi in direzione contraria all’attuale espansione dei mercati, all’attuale modo di pensare la vita, il lavoro, la ricchezza. Abbandoneremo molte usanze che adesso pensiamo indispensabili, distruggeremo tanti miti e tanti stereotipi creati dalla pubblicità e quindi dal mercato, ci illumineremo davanti alla semplicità delle soluzioni alla nostra portata, ci stupiremo accorgendoci di aver vissuto una vita non nostra, di aver creato una società di conflitti e ingiustizie senza mai essersi fermati a pensare al modo di invertire la rotta. Faremo questa rivoluzione perché i tempi sono maturi e perché i segnali di allarme ce lo stanno chiedendo più insistentemente che mai. Faremo delle scoperte che adesso non possiamo neanche immaginare. Come nel film “Il pianeta verde” di Coline Serreau (che consiglio a tutti) scopriremo delle potenzialità nascoste e sorprendenti (forse il teletrasporto è troppo, mannaggia!) e ci renderemo conto che l’unico sviluppo e progresso che è illimitato, e che abbiamo totalmente ignorato negli ultimi tempi, riguarda il nostro essere umani, la nostra umanità. Per questo la vera rivoluzione che ci attende, e di cui parleremo nella seconda parte, si chiama proprio rivoluzione umana.

1 commento:

  1. Il capitalismo illuminato non esite. IL socialismo liberale è una contraddizione in termini.
    Tutte le società ideali devono fare una fatica terrificante a tenere a bada la naturale avidità umana e il semplicissimo fatto che non siamo tutti uguali.
    Le tue immagini di una società ideale attingono a un patrimonio di secoli, da Tommaso Moro a Campanella, a Platone, adesso c'è kosen - rufu ... tutte a caccia dell'uomo nuovo. Invece bisogna partire dall'uomo così com'è, si fa molto prima. Magari qualcosa si ottiene.
    In un mondo perfetto, il tarlo della noia si infilerebbe e corroderebbe tutto. L'uomo è un animale gregario. Solo dei leader illuminati potrebbero creare una società perfetta. Tutti sarebbero contenti di seguire questi leader illuminati, così non dovrebbero pensare con la loro testa,sarebbero solo occupati a essere felici. Stiamo naturalmente parlando di cose che non esistono: leader illuminati, dico.

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