«Un uomo è ricco in proporzione del numero di cose delle quali può fare a meno»
Henry David Thoreau, Walden, ovvero vita nei boschi

domenica 23 gennaio 2011

L'imperativo è salvare noi stessi

Leggo spesso sui libri ecologisti l'imperativo e l'obiettivo: "Salvare il pianeta". Questo slogan appare oggi su tanti manifesti, come un grido disperato, una richiesta di aiuto. Salviamo il nostro pianeta, perchè è lui ad essere in pericolo.

In realtà, per la mia modesta e umile opinione, la frase dovrebbe essere: " Salviamo noi stessi". Il pianeta sopravviverà comunque. Quelli a rischiare l'estinzione siamo noi esseri umani, assieme alle altre forme di vita meno adattative.

Alcuni scienziati e pensatori folli suppongono di abbandonare la Terra in un futuro prossimo e di colonizzare altri pianeti, per poterli sfruttare e distruggere a loro volta, per potrerne trarre le risorse che ci servono e poi poterli abbandonare passando ad altri, devastando di secolo in secolo tutta la galassia, e poi tutto l'Universo. Questa visione è agghiacciante.

L'imperativo è: "Salviamo noi stessi" da una fine misera, salviamo l'umanità e tutto ciò che la sostiene. Tutto è uno, tutto è interdipendente, salvare l'uomo coincide con salvare l'Universo, non c'è alcuna differenza.

Questo cambio di prospettiva permetterà una maggior presa di coscienza delle persone che oggi non si sentono minimamente toccate dalle tematiche energetiche, ambientali ed economiche globali, quelle che credono che con "not in my back yard" abbiano già risolto la questione, e pure quelle che pensano che non ci sia più niente da fare.

«Dobbiamo salvare i condor, non tanto perché abbiamo bisogno dei condor, ma soprattutto perché, per poterli salvare dobbiamo sviluppare quelle qualità umane di cui avremo bisogno per salvare noi stessi» MacMillan

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