«Un uomo è ricco in proporzione del numero di cose delle quali può fare a meno»
Henry David Thoreau, Walden, ovvero vita nei boschi

lunedì 24 gennaio 2011

DFRU: Un'ingiustizia di fondo, parte 4/30


«Un trattamento umanitario d’urgenza è talora la migliore risposta di fronte a una catastrofe nel Sud, ma tante crisi momto semplicemente non esisterebbero se noi valutassimo tutte le conseguenze dei nostri acquisti quotidiani e decidessimo di moderarli di conseguenza. L’azione umanitaria è una forma di carità, ma non ci deve soddisfare: è piuttosto un’esigenza di uguaglianza, di giustizia, a cui dobbiamo puntare. Prevenire (uguaglianza e giustizia) è sempre meglio che curare» Nicolas Ridoux


Parlare di progresso, di pace nel mondo, di solidarietà e di fratellanza tra i popoli sarà del tutto inutile fino che non sarà affrontata e risolta (o almeno alleviata) la più grande ingiustizia di tutti i tempi: l’ingiustizia Nord/Sud del mondo.
È stato calcolato che se volessimo garantire a tutta la popolazione mondiale uno stile di vita pari a quello statunitense occorrerebbero cinque pianeti uguali al nostro [10]. Dato scioccante non ti pare?
L’ingiustizia è eclatante: soltanto una piccola parte della popolazione mondiale (non oltre il 25%) utilizza oltre l’80% delle risorse del nostro pianeta. Il Sud del mondo è volutamente tenuto in condizioni di semischiavitù e di povertà estrema per permettere ai pochi fortunati del Nord di potersela spassare alla grande. Questa è una verità innegabile.
Come non lo sapevi? Ah, forse facevi finta di non saperlo. Come si dice: occhio non vede cuore non duole. E devo dire che è una filosofia che ha una sua logica. Ma questa logica sarà spezzata. È solo questione di tempo. La questione sta nel fare in modo che la rottura di questo sistema avvenga in modo pacifico e quanto meno indolore. Mentre in Europa le foreste stanno riprendendo campo lentamente, grazie a interventi di rimboschimento, in Africa, in Asia e America del Sud vengono abbattuti ogni anno 20 milioni di ettari di foreste [4]. E quel legname in gran parte viene utilizzato per prodotti venduti al Nord. Questo è solo un piccolo esempio.
Pensa che l’inverno la tua casa è calda grazie al greggio o al gas che proviene da quei paesi in cui la popolazione non ha acqua corrente in casa e fatica a soddisfare tutti i bisogni primari, mentre tu ti sei quasi dimenticato che esistono dei bisogni primari come mangiare, bere, vestirsi e ripararsi sotto un tetto. Tu ti fai due o tre docce al giorno e usi tre o quattro tipi di detergenti per il tuo corpo, mentre da molte parti del mondo, persone bevono acqua sporca che causa loro malattie che si portano dietro tutta la vita.
Ma poi riflettendoci un po’ mi dici che queste cose già le sapevi e le avevi sentite dire tante volte. Dopotutto anche a te ti sembra una grossa ingiustizia. In un mondo giusto ogni persona dovrebbe aver diritto grosso modo a godere della stessa qualità di vita, o per lo meno a riuscire a soddisfare i propri bisogni primari a pieno. Mi dici anche che ci avevi pensato e spesso avevi donato dei soldi per interventi umanitari e progetti di aiuti in Africa, per costruire scuole o comprare vaccini. Addirittura ti ricordi che avevi fatto l’adozione a distanza per permettere a un bambino povero di poter andare a scuola e di comprarsi i vestiti e i libri. Senza dubbio una buona azione, non ti pare? Ma non è altro che un modo quasi vergognoso per alleviare il nostro senso di colpa e mascherare la vera soluzione del problema: e cioè la totale emancipazione delle popolazioni del Sud e l’interruzione del nostro sfruttamento nei loro confronti, sfruttamento di cui siamo tutti complici e che tacitamente consentiamo.
È arrivato il momento di uscire da ogni ipocrisia ed ammettere che siamo noi stessi i primi a non voler rinunciare al nostro fittizio benessere e la nostra bambagia non la vogliamo condividere con altri. Specie se così numerosi.
Dobbiamo scegliere adesso di rinunciare a tanti bisogni inutili (creati dal sistema stesso per mantenersi in vita) e a tante comodità che possiamo condividere in modo civile, senza che nessuno sia svantaggiato. Dobbiamo fare diverse scelte, che vedremo nelle prossime pagine, e le dobbiamo fare per amor di noi stessi e finché c’è data la possibilità di poter scegliere. Forse un giorno saremo costretti a cambiare rotta. Ed essere costretti con la forza non è un bene, non lo è mai stato.
Dal mio misero punto di vista non vedo al momento altre scelte possibili e tutto mi sembra così ovvio. La rivoluzione industriale e scientifica ci ha dato i mezzi tecnici per modificare pesantemente il nostro stile di vita (in certi casi migliorandolo sul serio), ma c’è solo una piccola pecca, un piccolo errore, forse una svista che dobbiamo avere il coraggio di correggere. Il progresso scientifico e tecnologico non è stato asservito al benessere dell’essere umano e del suo ambiente, ma alla base teorica dello sviluppo è stata posta la logica di mercato, una logica che si fonda solo sul denaro e sul prezzo di vendita e di acquisto, cioè un mondo basato sulla domanda e sull’offerta. Senza tener conto dei limiti fisici del nostro habitat, del rispetto per le risorse naturali né per le altre popolazioni. Il fatto è che le scoperte scientifiche hanno permesso all’uomo di stravolgere la sua vita (legge di gravità, termodinamica, relatività), ma non sono minimamente state prese in considerazione quando si è trattato di delineare i principi base dell’economia e della politica.
Non ho certo scoperto niente di nuovo, lo sappiamo tutti (o quasi) che è andata proprio così. È inutile che tu dica che un mondo diverso è un mondo ideale, non realizzabile. Perché un mondo diverso, giusto ed equilibrato non solo è possibile, ma è anche l’unica scelta costruttiva che abbiamo.

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