«Da un lato, io vedo coloro che pensano di riuscire a superare la nostra triplice crisi con i metodi correnti, solo con una loro più massiccia applicazione; io chiamo costoro “quelli della corsa in avanti”. Dall’altro lato, ci sono quelli che cercano un nuovo stile di vita, che tentano di tornare a certe verità fondamentali sull’uomo e sul suo mondo; io chiamo costoro “quelli che tornano al focolare”»
E.F. Schumacher – Piccolo è bello
Lo scorso 2 ottobre si è tenuta a Firenze l'ottava Conferenza Internazionale per l'Economia della Felicità. Nel momento di culmine, in sala, oltre mille presenze: un vero successo.
La giornata ha visto partecipare, oltre ai cittadini e ai relatori da tutto il mondo, decine di associazioni che si muovono attorno ai temi di un'economia differente da quella a cui ci siamo abituati, soprattutto negli ultimi decenni, un’economia che si poggi su una società equilibrata, rispettosa dei limiti della natura, giusta, in una parola: felice.
La giornata è stata l'occasione per riaffermare con forza i principi alla base di un'economia della felicità: localizzazione piuttosto che globalizzazione, collaborazione e relazioni umane piuttosto che competizione e isolamento, armonia con la natura piuttosto che distruzione della natura, sobrietà e semplicità volontaria piuttosto che ostentazione e consumismo, piccole e utili opere piuttosto che grandi e impattanti opere: tutti elementi espressivi di una nuova cultura, di una nuova visione della vita e del mondo.
Come ha dichiarato uno dei relatori durante la conferenza: oggi nella società non si distingue più tra chi è “di destra” e chi è “di sinistra”, schieramenti oramai anacronistici e fuorvianti, al servizio dello stesso modello di pensiero, piuttosto si delinea sempre più una marcata distinzione tra chi crede ancora che questo sistema sia il migliore possibile, o comunque l’unico possibile, e perciò lo sostiene e lo incoraggia, e quelli invece che non credono più in un tale sistema economico-sociale e si battono quotidianamente per un’alternativa, o meglio per una varietà di alternative possibili.
Un cambiamento culturale che si fa, non solo urgentemente necessario, ma forse anche inevitabile. Un cambiamento che è già parte di noi, che è già in noi, e che aspetta solo di essere rivelato e attuato.
Con questa splendida giornata abbiamo dato espressione al nostro desiderio di cambiamento e abbiamo fatto un altro, se pur piccolo, passo in avanti in tale direzione.
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