È uscito il primo libro di Matteo Majer sulla crescita personale, che farà parte di una collana di ebook su come attuare "in pratica" la decrescita tutti i giorni. L'altro testo della collana è Andare a piedi e in bicicletta che ho scritto con Raffaele Basile.
Matteo Majer, forte della sua esperienza personale, ci condurrà passo passo attraverso un percorso di scoperta di sé e di realizzazione personale, ma non quella indotta da qualche agente esterno, bensì quella propria, quella costruita da noi e per noi.
Buona lettura!!
Di seguito la prefazione che Maurizio Pallante ha scritto per questo ebook.
“C’è solo un tipo di successo: quello di fare della propria vita ciò che si desidera”.
H. D. Thoreau
La prefazione di Maurizio Pallante
Non sono uno specialista, ma solo un modesto conoscitore della materia trattata in questo libro da Matteo Majer, per cui quando mi ha chiesto di scriverne una prefazione mi sono un po’ stupito. Mi sono però bastate poche pagine per capire che evidentemente mi conosce meglio di quanto io non credessi – del resto è il suo mestiere – e ha capito che c’è una profonda sintonia tra le sue e le mie scelte esistenziali. Perché di questo si tratta: non di un manuale scritto soltanto sulla base di una competenza tecnica, ma di un lavoro che scaturisce da una riflessione sulla sua esperienza di vita, sul suo percorso personale fuori dagli schemi, che lo ha portato a vivere e a lavorare in modi inusuali rispetto a quelli che ci si aspetterebbe da un professionista con la sua specializzazione, ma rispondono alle sue esigenze. E anche io mi sono sempre sentito soffocare da un sistema di valori e da modelli di comportamento che tendono a rinchiuderci in un ruolo ben definito, a uniformare le nostre scelte e le nostre aspettative, a omologarci, per ripetere un verbo caro a Pier Paolo Pasolini.
Ho sempre vissuto a disagio in questa società che condiziona profondamente gli individui inducendoli a comportarsi in modo competitivo, anzi a ritenere che la competizione sia il modo naturale di rapportarsi con gli altri, che utilizza in maniera massiccia e senza scrupoli gli strumenti della comunicazione di massa, l’esempio degli altri, le istituzioni, la pubblicità, un sistema ben oliato di punizioni e premi per lo più economici, per rattrappire la ricchezza e l’irripetibilità di ogni individuo sulla sola dimensione del produttore e del consumatore di merci. Andando avanti nella lettura mi è venuta alla mente in modo naturale una frase di Gandhi che ho preso come modello per le mie scelte di vita e per il mio impegno nel Movimento per la decrescita felice: “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.
La scelta che mi accomuna con Matteo, quella di spendere un po’ delle nostre energie in questo movimento, parte dalla consapevolezza che quando parliamo di decrescita, non intendiamo riferirci a una teoria economica, che può apparire stravagante perché non si sente che ripetere come un mantra la parola crescita, ma stiamo facendo un atto di disobbedienza civile, stiamo affermando un’autonomia di pensiero, esprimiamo una concezione del mondo e una filosofia di vita. E lo facciamo perché siamo convinti che la società in cui viviamo non ha futuro, perché porre a fine delle attività produttive la crescita della produzione, oltre a essere un’utopia negativa, una distopia, è anche un non senso. Come si può pensare a una crescita infinita in un mondo che, per quanto grande, è finito? Che senso può avere un fare finalizzato a fare sempre di più? Come si può fermare questa corsa verso il baratro? Come si può tacitare il pifferaio che sta portando l’umanità verso la catastrofe?
Il libro di Matteo è una risposta a queste domande da un punto di vista specifico: quello dei cambiamenti individuali da attuare. Come se ne potrebbe fare a meno? Non sarà certo la politica a salvarci. Su questo credo che non ci siano parole da spendere. Ma non sarà nemmeno soltanto un impegno nella società civile, un’elaborazione teorica finalizzata a indicare soluzioni pratiche in ambito tecnologico, energetico, urbanistico, agricolo, sociale, economico ecc. Tutto questo è importante ma non sufficiente se non sarà accompagnato da profondi cambiamenti negli stili di vita individuali.
Pare che questa sia la cosa più difficile da fare, ma basta pensare a quanto sono cambiati gli stili di vita negli ultimi settant’anni, dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi, per capire che non è impossibile. Se li abbiamo cambiati una volta, non possiamo farlo di nuovo? Si potrà obiettare che il cambiamento iniziato negli anni cinquanta del secolo scorso è stato sostenuto da un impressionante schieramento di agenzie sociali, da ingenti finanziamenti, da professionisti superpagati. E chi si propone di capovolgere questa situazione non ha neanche una parte infinitesimale di quei mezzi. In realtà le persone cambiano i propri stili di vita se intravedono prospettive più desiderabili. E di prospettive più desiderabili ce ne sono già, ma la maggior parte delle persone, anche quelle che vivono in uno stato di disagio esistenziale molto forte, non le vedono perché non sono abituati a vedere dentro di sé.
Col suo libro di Matteo si propone di aiutare le persone a vedere dentro di sé, a conoscere le proprie potenzialità di cambiare strada, di vivere in maniera più adeguata alle loro esigenze. Di essere se stessi. Di conoscere quanto li rende unici e irripetibili. Di fare scelte esistenziali che rispondono alle loro esigenze profonde. Cosa ci può essere di più desiderabile che vivere in modi rispondenti alle proprie esigenze più profonde? “Sii il cambiamento...”. Fin qui lo psicologo, il coach, il motivatore ci arrivano con le proprie competenze professionali. Basta l’etica per utilizzarle non per anestetizzare il disagio di chi li interpella e consentirgli di riprendere a seguire con meno problemi i comportamenti stabiliti per il suo ruolo sociale, ma per aiutarlo a capire cosa risponde alle sue esigenze e motivarlo a compiere le scelte necessarie a seguirle. Ma la seconda parte della frase di Gandhi implica un impegno sociale che non può essere assolto individualmente dallo specialista. Non basta aiutare gli individui a liberarsi dai condizionamenti sociali e culturali che li spingono a seguire comportamenti massificati ed eterodiretti, occorre anche intervenire per cambiare la società che crea quei condizionamenti e causa i disagi esistenziali.
Col suo libro Matteo dà un contributo anche a questo aspetto, quando racconta le storie di chi ce l’ha fatta a cambiare drasticamente, di chi ce l’ha fatta a essere se stesso e come ha fatto a farcela. Perché le esperienze riuscite hanno una capacità di far riflettere, e di incoraggiare, più di tante parole. Basta ricordare la frase di Gandhi che precede quella riportata: “Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni”. Ma non si limita a questo. Chiedendomi di scrivere la prefazione al suo libro, vuole dare un’indicazione precisa ai suoi lettori. Vuole rendere esplicito che le sue riflessioni sono un tassello di una ricerca più ampia, finalizzata a costruire un paradigma culturale alternativo rispetto a quello delle società che hanno ridotto gli esseri umani a mezzo di un sistema economico che ha come fine le cose: la crescita della produzione di merci. Società che sono arrivate al loro capolinea della storia, come documenta principalmente il livello raggiunto da tutti i fattori della crisi ambientale: emissioni di CO2, quantità di rifiuti non biodegradabili, anticipazione dell’overshoot day al 15 agosto, picco del petrolio, emissioni di sostanze inquinanti, contaminazioni nucleari, riduzione della biodiversità, mineralizzazione dei suoli agricoli eccetera.
Quando una fase della storia si chiude, il paradigma culturale su cui ha omologato i modi di pensare e il sistema dei valori degli esseri umani, entra in crisi e cominciano a emergere frammenti di una cultura alternativa in tutti i campi del sapere. Quello è il momento in cui occorre tentare di metterli insieme per costruire una visione alternativa del mondo. Chiedendomi la prefazione, in quanto esponente di un movimento che si è posto l’obiettivo di favorire i collegamenti tra i contributi settoriali che stanno emergendo, Matteo ci vuol dire che la sua ricerca è uno di questi contributi e che desidera collegarla con gli altri che stanno emergendo.
Maurizio Pallante
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