«Un uomo è ricco in proporzione del numero di cose delle quali può fare a meno»
Henry David Thoreau, Walden, ovvero vita nei boschi

lunedì 3 agosto 2015

Il pianeta Terra ai tempi di Kosen Rufu - parte 12/13



Progetto Crono.

Giorno sette.

Nella mattina ho raccolto tutti i miei appunti, i documenti e le fotografie che sono riuscito a fare e ho preparato un plico per chiudere il report della missione. Tra poche ore farò ritorno all’anno duemilaventi per concludere il progetto Crono. 

Prima di pranzare per l’ultima volta con Nicholas e tutti i suoi parenti e amici, gli ho parlato. Gli ho raccontato della mia esperienza d’amore con Creta, ma soprattutto gli ho svelato il mio segreto: ovvero di non essere un rifugiato delle isole dimenticate, ma di provenire dal passato per una missione molto importante. Nicholas non ha fatto nessun commento, non pareva così stupito di sentirmi dire ciò. Ha sorriso e mi ha detto che prima che parta vuole mostrami un’ultima cosa. 

Mi ha accompagnato in un luogo che non avevo mai notato prima. Si chiama Pozzo della Saggezza, e si trova in una vecchia chiesa sconsacrata. Là ci sono maestri di ogni sorta. Là si praticano meditazione e pratiche spirituali avanzate. I maestri più esperti insegnano a tutti i segreti per sfruttare il proprio spirito, liberando il potenziale inespresso del proprio inconscio. 

Nicholas mi spiega che ogni domenica è dedicata in particolare alla cura dello spirito. Ci sono lezioni sulla meditazione, sulla medicina e la cura del corpo, sul pensiero trascendente. 

«In pochi anni di pratica le persone sono in grado di raggiungere capacità che agli occhi della mente razionale appaiono sovrannaturali» mi spiega Nicholas «impariamo a comunicare telepaticamente, a parlare con i defunti, a guarire dalle malattie, alcuni sono persino in grado di nutrirsi attraverso i raggi del sole o sintetizzando carboidrati dall’energia dell’ambiente»

L’espressione del mio volto deve cambiare improvvisamente, oscurandosi, perché Nicholas aggiunge: «Sapevo che ti avrebbe scosso conoscere queste possibilità, perciò ho aspettato a fartele conoscere. Pensavo che prima avessi bisogno di ambientarti un po’. Ma ora, prima che tu vada, voglio farti l’ultimo regalo, voglio che tu impari la meditazione avanzata. Non ci vuole molto tempo, se il tuo cuore è disposto ad accoglierla. E io penso che tu sia pronto adesso»

Sono senza dubbio scioccato e spaventato. Decido comunque di fidarmi e affidarmi a Nicholas. 

Mi introduce in una piccola stanza sul retro della chiesa. Là un vecchio mi accoglie, mi fa sedere di fronte a lui per terra e comincia ad osservarmi. Non dice niente e non fa niente. Mi osserva.

Poi chiude gli occhi. 

Il mio corpo comincia a tremare. Un tremore naturale. Dalla mia bocca esce un sospiro. Un sospiro naturale. Una liberazione. La mia mente si inabissa, una nuova coscienza mi pervade, la coscienza di me stesso. L’universo attraversa adesso il mio spirito. Mi travolge nel suo espandersi.

Ho provato una sensazione che non posso esprimere in nessun modo. Quando esco dalla chiesa con Nicholas sento di aver perso una parte di me, come se fossi adesso un’altra persona, faccio fatica a riconoscermi nel mio corpo, come se adesso non avessi più nessun appiglio, nessuna scusa in cui rifugiarmi. L’idea e la concezione che ho di me stesso e del mondo che ho attorno non sono più le stesse. Ma non mi sono mai sentito così sicuro, così felice, e così vivo prima d’ora.

Nicholas accorre in mio aiuto: «Non ti preoccupare, è normale sentirsi smarrito per un po’. Hai fatto un bel salto evolutivo a livello spirituale. Per te è stata una bella accelerazione. Vedrai che ne trarrai immensi benefici» 

Torniamo a casa di Nicholas. Vado nella mia stanza e raccolgo le mie cose. Passo nelle altre stanze e nella corte a salutare tutti gli amici. Ognuno mi guarda e mi dona un bacio. Nessuno dice niente. Nessuno aggiunge nulla. Nessuno saluta. 

Nicholas mi stringe in un abbraccio. E mi sussurra queste parole: «Spero che tu faccia tesoro di quello che hai visto e sentito qua»

Ripercorro lo stesso sentiero che mi ha condotto al paese il primo giorno. Arrivo alla cabina in tempo per il mio ritorno al passato. Tutto è pronto. La mia missione sta volgendo alla conclusione.


Progetto Crono.

Giorno sette.

Sono qui davanti alla cabina e mancano pochi minuti all’allineamento temporale. 

Ho preso una decisione. Una decisione maturata in me, e oramai evidente. 

Non partirò. Non tornerò nel luogo da dove vengo. 

So già che l’essere umano sarà in grado di giungere a questa meta, sono l’unico uomo a conoscere questa verità, ad averne visto le prove tangenti. Resterò in questo mondo, perché è diventato il mio mondo. E oltre al plico con tutti i documenti che testimoniano la riuscita della mia missione e la chiusura del progetto Crono, lascio nella cabina anche questo mio diario, e queste mie ultime parole, che siano un messaggio di speranza per tutti gli uomini del ventunesimo secolo: 

“Siate sempre voi stessi e abbiate fiducia. Non si può imporre a un albero di diventare qualcosa di differente, non si insegna a un fiore come sbocciare. L’albero e il fiore sanno per natura ciò che li conduce a creare i loro frutti, e così spontaneamente fanno, senza imposizioni. Perché ciò dovrebbe essere diverso per l’essere umano?”

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