«Un uomo è ricco in proporzione del numero di cose delle quali può fare a meno»
Henry David Thoreau, Walden, ovvero vita nei boschi

giovedì 19 gennaio 2012

Una corretta visione delle cose

«Nonostante il benessere che si possa apparentemente ostentare, non si creerà alcun valore se non si propagherà un insegnamento corretto che conduce alla vera felicità, alla pace e alla prosperità. Ciò che si deve ricercare è una filosofia realmente valida. Nonostante i progressi scientifici e tecnologici e una vita materialmente agiata, se il pensiero filosofico che risiede alla base di un’epoca è superficiale o erroneo, la visione che avremo della vita, della politica, dell’economia, della cultura, dell’educazione e di ogni cosa, sarà completamente deformata. E infine l’intera società si troverà inevitabilmente a un punto morto, senza alcuna via d’uscita» Daisaku Ikeda
Credo che oramai sia evidente a tutti, almeno alle persone un po’ più vispe. Il sistema che abbiamo creato nel mondo occidentale non è adatto per il progresso umano, forse per una certa fase lo era, ma adesso no, siamo vicini alla saturazione e le contraddizioni che ne derivano non reggono più. Si può dire che il sistema si stia smascherando con le sue stesse mani.
Nella vita di tutti i giorni cominciano ad emergere falle che è sempre più faticoso nascondere. La rincorsa frenetica della crescita economica non corrisponde ormai più alla rincorsa del benessere e della felicità delle persone. La gente, l’essere umano in generale, è più e più dissociato dalle sue azioni concrete, dai suoi obiettivi finali, l’essenza stessa della vita è messa a rischio: il senso della vita, oltre che la vita stessa, è in pericolo di distruzione.
La decrescita felice assieme alla rivoluzione umana, applicati sia su base individuale che su base generale, sono le risposte a questo stato di crisi indiscutibile del sistema sotto il punto di vista economico prima e ambientale e sociale poi.
Il consumismo non può più essere adottato come mezzo per il progresso umano. Dobbiamo rivedere i concetti alla base del nostro immaginario, soprattutto certe parole cruciali devono essere ripensate sotto altra luce, dobbiamo recuperare il lessico e il senso delle cose, il senso profondo di ciò che pensiamo, diciamo e facciamo.
Molte nostre certezze saranno messe in discussione e senza troppa malinconia le vedremo cadere in frantumi, altre che erano sterili e prive di forza saranno rinvigorite di nuove energie. Il 2012 sarà l’anno di grandi cambiamenti: i programmi esistono già, esistono migliaia di movimenti e associazioni pronte a metterli in atto, ciò che manca è la rivoluzione culturale basata sull’essere umano dal quale scaturiranno le condizioni essenziali, coesione e incisione, per poter mettere in atto un reale cambiamento epocale.
Dobbiamo davvero lasciar andare le nostre convinzioni e credenze, non rinnegandole, non disprezzandole in quanto tali, dato che comunque sia ci hanno permesso di arrivare fino ad oggi, semplicemente dobbiamo liberarci degli attaccamenti del nostro immaginario colonizzato dal sistema, dobbiamo lasciare la presa a certi punti fermi, dobbiamo rincentrarci e favorire nuove basi culturali.
Da un solo punto fermo, stabile e perdurante, crearne altri sui cui poggiano poi le nostre scelte, fiduciosi che solide fondamenta sono capaci di resistere a forti agenti perturbanti e che se anche dovessero esserci dei danni sarebbero comunque circoscritti e riparabili, senza compromettere l’intera struttura.

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