La prima critica che normalmente si riceve è che la decrescita comporterà delle rinunce, delle privazioni, una diminuzione di benessere, di comfort, di abbondanza o addirittura di libertà (forse la libertà di scegliere tra centinaia di marche di dentifricio la perderemo, effettivamente). Si tratta di una opinione comprensibile, soprattutto per chi ha vissuto decenni e decenni nella completa convinzione che la società della crescita forzata e del profitto imposto sia necessariamente la miglior via se non l’unica via per raggiungere un benessere diffuso.
Lasciando da parte tutti i discorsi sull’aggravarsi dell’iniquità del nostro sviluppo e sui danni (in molti casi irreversibili) che stiamo creando a livello ambientale, vorrei concentrarmi su un ragionamento molto semplice, banale, se vogliamo, ma che come tale a me piace tanto.
Pensiamo alla società del futuro come a un’epoca dove prima di tutto si guarda a ciò che conta, a ciò che realmente conta, dove ci si concentra sui fini e non sui mezzi. La società di oggi, in questa cultura della crescita imposta, si rappresenta benissimo paragonandola ad una stanza dove non c’è nessuno in cui vi è la luce accesa. Il paradosso è tale che noi lavoriamo la maggior parte del nostro tempo, ciò della nostra vita, e con ciò soffriamo, ci affatichiamo, ci arrabbiamo semplicemente per qualcosa che non ha la minima utilità pratica se non quella di aumentare il vortice di produrre/consumare/inquinare. Dobbiamo uscire da questo vortice illusorio che ci sta portando alla disgregazione sociale, all’instabilità politica ed economica e al degrado ambientale in modo sempre più crescente.
Una stanza vuota con la luce accesa è il simbolo della nostra società, una società dove lo spreco è considerato un mezzo per produrre valore, ovvero profitto, che sia in grado di mantenere in circolo continuo il sistema. Dato che la velocità e le quantità sono crescenti anche gli sprechi dovranno essere crescenti in modo da coprire le falle. Questo circolo perverso del produrre/consumare/inquinare non si arresterà fino a che i giusti paradigmi di base non saranno edificati in un nuovo sistema di sostentamento dell’essere umano.
Il nuovo sistema intelligente e conviviale riconoscerà lo spreco come un fattore che crea disvalore sotto ogni punto di vista. Altri valori, fino ad adesso messi in disparte, saranno i nuovi obiettivi della società e i mezzi saranno in armonia con essi.
Spengere la luce in una stanza dove non c’è nessuno non sarà una rinuncia, nessuno ne verrà toccato, nessuno dovrà regredire. Pensate a tutto il lavoro, l’energia, il tempo, il denaro, l’inquinamento che è legato al fatto di lasciare una luce accesa inutilmente, moltiplichiamo il tutto per le migliaia di migliaia di luci inutilizzate e uniamole a tutti gli altri generi di sprechi dai quali nessuno tra beneficio.
Intraprendere il cambiamento cominciando dagli sprechi sarà una necessità impellente e i benefici che ne ricaveremo saranno inimmaginabili e, se ce ne fossero, supereranno di gran lunga le rinunce.
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