“Vedi le cose e dici: «Perché?», Ma io sogno cose che non sono mai esistite e dico: «Perché no?»”. G.B. Shaw
Inutile dire che oggi siamo di fronte a sfide epocali che potrebbero cambiare il destino dell’umanità per sempre. Siamo davanti a scelte importanti. Abbiamo la responsabilità e il dovere di scegliere nel modo che riteniamo più saggio e giusto, sempre che queste parole abbiano un significato per noi. Siamo in un momento cruciale, è evidente a tutti. La crisi economica mondiale recente è un campanello d’allarme prezioso e dovremmo cogliere il segnale immediatamente. La crisi ambientale, sociale, politica ed economica sono non a caso in sintonia tra loro. Tutte le sfere della nostra vita ne sono toccate. Tutto ci sta indicando un’unica direzione, quella del cambiamento.
Se non cambiamo, se continuiamo in questa direzione le nostre vite, la crisi sarà sempre più acuta e allarmante, dolorosa per un numero crescente di persone, fino a diventare tragedia. Questo processo lo conosciamo già, è quello che precede tutte le guerre, ma stavolta ha una scala globale e forse sarà irreversibile.
Stiamo letteralmente distruggendo il nostro pianeta, lo stiamo massacrando, stiamo andando a perturbare gli equilibri naturali, modificando armonie tra infiniti fattori che hanno impiegato milioni di anni per raggiungerle. Contaminiamo i mari e gli oceani, bruciamo petrolio e gas senza sosta, estraiamo minerali in ogni dove, disboschiamo, creiamo pesticidi e prodotti chimici che ci intossicano, produciamo scorie radioattive dai poteri disastrosi ed eterni. Non abbiamo rispetto per gli animali, per le piante, per le persone, per le risorse idriche. Produciamo, produciamo e produciamo. Consumiamo, consumiamo e consumiamo. Creiamo immense quantità di rifiuti, rifiuti su rifiuti. Montagne di rifiuti. Gettiamo tra i rifiuti tonnellate di cibo in surplus e nello stesso momento milioni di persone soffrono la fame e la malnutrizione. Sprechiamo acqua a volontà, tre docce al giorno, una lavatrice ogni due, un lavaggio della macchina ogni settimana, milioni di persone sono costrette a bere acque luride e a subirne gli effetti dannosi. Sprechiamo energia senza ritegno, usiamo le auto, un’auto ogni due persone come minimo (nel 2003 59,3 auto per 100 abitanti in Italia [4]). Vogliamo accumulare oggetti: armadi stracolmi di vestiti, alcuni non ce li mettiamo mai e li buttiamo, decine e decine di scarpe, cambiamo cellulare ogni anno, computer ogni tre. Mangiamo il doppio o il triplo del nostro fabbisogno, i magri del Nord in realtà sono tutti in sovrappeso. Al supermercato kilometri di scaffali colorati e stracolmi, novantacinque tipi di yogurt, venti tipi di latte, trenta tipi di dentifricio, quarantacinque di detersivo. Siamo stracolmi pure noi stessi. La pubblicità ci bombarda in continuazione, noi ci diciamo che non le diamo ascolto, che ci abbiamo fatto il callo. In realtà eseguiamo gli ordini correttamente e consumiamo, consumiamo e non poniamo limiti. Perché questo è il progresso e il progresso non ha limiti. Lo abbiamo sentito alla TV, che come sappiamo già, non sbaglia mai. Lavora, lavora, lavora, consuma, consuma, spreca, consuma, spreca: rifiuti e inquinamento, rifiuti e inquinamento.
Ci rendiamo conto che il nostro sistema economico è una grossa industria, il funzionamento di base è semplice: il ruolo principe lo detiene la pubblicità, la pubblicità crea (inventa) i bisogni, tu lavori da morire per poter soddisfare quei bisogni inventati e fai di tutto per non restare indietro, perché chi resta indietro esce dal gioco e diventa relitto di questa società, praticamente al pari delle confezioni di plastica che getti nella spazzatura. Il sistema crea bisogni, crea lavoro e consumatori che consumano e creano rifiuti e inquinamento che a sua volta creano altri bisogni e altro lavoro. Perciò alla fine dei conti il sistema produce rifiuti e inquinamento per permetterti di lavorare e soddisfare i tuoi bisogni fittizi, accettando come contropartita il danno all’ambiente che presto o tardi ricade anche sulla tua insignificante esistenza di consumatore fedele.
Effettivamente sembra che ci sia qualcosa che non quadra in un sistema del genere. Ma poi vedendo la tua nuova televisione al plasma, il tuo nuovo SUV imponente e il tuo cellulare palmare pensi proprio che ne sia valsa la pena e ti senti felice.
Il sistema mondiale odierno è un treno infuriato che sta viaggiando senza freni dritto verso un muro. Noi siamo viaggiatori di prima classe che pur sedendo in capo al treno e vedendo il limite fisico e reale sul nostro cammino, crediamo di poter continuare a viaggiare alla stessa velocità, senza usare freni e soprattutto senza cambiare binario. Come pensiamo di riuscire ad evitare il muro verso il quale ci stiamo dirigendo??
In “Oltre i limiti dello Sviluppo” del 1993, gli autori forniscono tre modelli alternativi di scelta per il nostro futuro. I primi due modelli porterebbero al collasso dell’intero sistema, mentre il terzo rappresenterebbe l’unica possibilità per evitare disastri e affrontare i problemi in modo costruttivo:
«Un terzo modello afferma che i limiti sono reali e vicini, che c’è esattamente il tempo che occorre ma non c’è tempo da perdere. Ci sono esattamente l’energia, i materiali, il denaro, l’elasticità ambientale e la virtù umana bastanti per portare a termine la rivoluzione verso un mondo migliore.
Quest’ultimo modello potrebbe essere sbagliato. Ma tutte le testimonianze che abbiamo potuto considerare, dai dati mondiali ai modelli globali per calcolatore, indicano che esso potrebbe essere corretto. Non vi è modo per assicurarsene, se non mettendolo alla prova»
Il cambiamento è inevitabile se vogliamo esistere ancora per molti decenni su questo pianeta in modo pacifico e sereno. Questo testo vuole proprio prendere in analisi il cambiamento da attuare e proporre la strada da prendere per realizzarlo.
Sappiamo già che gli scettici saranno tanti ma sappiamo anche che molte persone non si sentono a loro agio in questo sistema degenere. Vogliamo iniziare proprio da queste persone. Cambiare è sempre possibile poiché siamo noi a deciderlo.
Nessun commento:
Posta un commento