«Un uomo è ricco in proporzione del numero di cose delle quali può fare a meno»
Henry David Thoreau, Walden, ovvero vita nei boschi

lunedì 22 giugno 2015

Il pianeta Terra ai tempi di Kosen Rufu - parte 5/13



Progetto Crono.
Giorno uno.

Una luce bianca ha attraversato la mia vista per un istante, e adesso mi trovo di colpo nel mezzo di una foresta.
Uscendo dalla cabina controllo immediatamente i dati geografici e temporali. L’anno è quello giusto duemilasettanta, e pure il luogo, è lo stesso di partenza.
È constatabile, perciò, che dove cinquanta’anni prima sorgeva il centro dell’OIFU adesso si trova un bosco di faggi.
Monto immediatamente l’attrezzatura e prelevo un campione di aria. Il rivelatore indica un valore ben al di sotto di trecento parti per milione di anidride carbonica. Valore risalente all’era preindustriale. Gli uomini sono riusciti a risolvere la questione del riscaldamento globale.
Ora devo scoprire come.
Mi allontano, cercando di stabilire un contatto con la civiltà.
Giungo a un villaggio.

Il villaggio è nel bel mezzo della foresta. Non ci sono strade, ma ovunque ci sono persone. Non ci sono automobili, ma ovunque ci sono biciclette e piccoli mezzi elettrici a due ruote.
Tutti mi guardano incuriositi. Mi accorgo che, soprattutto i bambini, i numerosi bambini che girano liberi, sono attirati dalla mia uniforme.
Ridono e scherzano, chiedendomi: «Da chi sei vestito?»
Osservo le persone. Ogni persona è vestita in modo differente. Alcuni conversano, altri camminano, altri ancora sono seduti a prendere il sole sul viso. Ogni persona sorride.
Noto tra tutti un personaggio con uno strano cappello, tutto vestito di rosso, con una piccola spilla sulla giacca. Mi avvicino.

«Lei è un poliziotto?» chiedo

«No, sono un guardiano dell’armonia. “Poliziotto” è un termine un po’ antico, non si usa più da tempo. Lei è un forestiero? Viene per caso dalle isole dimenticate? Ha bisogno di accoglienza?»

Faccio cenno di sì con la testa e l’individuo mi conduce in una casa presso cui vive una famiglia.

Mi presenta un uomo.

«Questo è Nicholas, si prederà cura di lei»



Mi hanno preso per un profugo, o un rifugiato di guerra.

Nicholas e sua moglie mi mostrano una stanza e mi dicono che è tutta per me. Mi offrono da bere, da mangiare. Sono molto gentili e premurosi. Come se mi conoscessero da sempre.

Approfitto della sua disponibilità per rivolgergli delle domande.

«Dove ci troviamo?»

«Siamo a Gardenia»

«Gardenia è il nome del villaggio?»

«Villaggio? Questa è una città, a Gardenia vivono quasi mezzo milione di persone»

La città è in realtà un corpo unico con la foresta. Mi racconta della sua costruzione: gli edifici sono fatti interamente di terra, paglia oppure legna; ogni casa di Gardenia ospita famiglie numerose; ogni spazio è sfruttato per il giardinaggio e la coltivazione di verdura e fiori; il fiume rifornisce di acqua la città in diversi punti di raccolta e distribuzione.

«Ma come mai non ci sono strade e non ci sono automobili?»

«Automobili??» Nicholas pare assolutamente sorpreso. Come se avessi nominato qualcosa di totalmente assurdo.

«Le automobili non esistono più da queste parti da diverso tempo. Saranno almeno trent’anni che non si usano più. Ricordo di averne viste tante da piccolo, ma ora abbiamo solo qualche mezzo elettrico e a pedali di uso comune. In molti casi usiamo anche gli animali da traino»

«E per spostarvi come fate?»

«Per spostarci? Con le gambe. Poi abbiamo biciclette, o i trasporti pubblici, a pedali o elettrici. Ma in generale a Gardenia si fa tutto a piedi, solo se si deve fare qualche chilometro usiamo le biciclette»

«Ma avete abbandonato l’automobile perché è finito il petrolio? Quando è successo?»

«Il petrolio? Petrolio ce n’è ancora, ed è ancora impiegato in qualche limitata produzione e anche per carburanti, ma solo in rarissimi casi, solo dove non si può fare altrimenti. Qui a Gardenia non lo usiamo mai. Comunque se sei così interessato alla storia, stasera a cena puoi parlare con i nonni, loro possono darti molte più informazioni»

Nessun commento:

Posta un commento