«Un uomo è ricco in proporzione del numero di cose delle quali può fare a meno»
Henry David Thoreau, Walden, ovvero vita nei boschi

giovedì 20 novembre 2014

L'intima, esuberante e sacra vita della natura - Johann Wolfgang Goethe

fonte foto Morguefile


Estratto da "I dolori del giovane Werther", di Johann Wolfgang Goethe


«Tempo fa, quando da una rupe che sporge sul fiume io contemplavo la fertile vallata, fino alle lontane colline, e vedevo intorno a me germogliare e sgorgare ogni cosa; quando vedevo quei monti rivestiti di fitti alberi dalla base alla vetta, quelle valli dalle curve serpeggianti ombreggiate da numerosi boschi, e il calmo fiume che scorreva tra i canneti mormoranti rispecchiando le graziose nubi che il mite vento della sera cullava nel cielo; quando ascoltavo gli uccelli animare le foreste intorno a me, e vedevo sciami di piccoli insetti danzare gioiosamente nell’ardore dell’ultimo raggio di sole, che con la sua luce estrema liberava dal verde rifugio il ronzante scarabeo e il brulichio della vita mi faceva attento al suolo; e il muschio che dalla nuda roccia riesce a trarre il suo nutrimento, e la ginestra che cresce nelle aride colline sabbiose, mi svelavano l’intima, esuberante e sacra vita della natura; come abbracciavo allora tutte queste cose col mio caldo cuore; mi sentivo come deificato in quell’espansione di bellezza, e le splendide forme dell’immenso mondo rinnovavano, vivificando, la mia anima. Mi circondavano i monti enormi, mi si aprivano dinanzi abissi dove si precipitavano impetuosi torrenti, sotto di me scorrevano fiumi, monti e selve risuonavano; ed io sentivo tutte queste forze misteriose operare e creare nella profondità della terra, mentre sulla superficie della terra e sotto il cielo brulicavano le specie delle svariate creature.

Tutto, tutto è popolato di mille forze diverse; e gli uomini si riparano sicuri nelle loro casucce, credendo di dominare il vasto mondo! Povero pazzo, che giudichi finita ogni cosa perché sei così piccolo! Dalle montagne inaccessibili, dalle solitudini che nessun piede umano ha mai calcato agli estremi confini dell’oceano ignoto, abita lo spirito dell’eterno Creatore e si rallegra d’ogni granello di polvere che lo comprende e vive! Oh, quante volte avrei voluto avere le ali della gru che mi volava sul capo per posarmi sulla riva del mare illimitato, e bere alla coppa spumeggiante dell’infinito l’inebriante tripudio della vita, e per un solo istante accogliere nella stretta capacità del mio petto una stilla dell’estasi di quell’essere che crea ogni cosa in sé e da sé »


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