«Un uomo è ricco in proporzione del numero di cose delle quali può fare a meno»
Henry David Thoreau, Walden, ovvero vita nei boschi

mercoledì 12 giugno 2013

La scuola all'incontrario



Quello di cui abbiamo urgentemente bisogno oggi non è tanto quello che ci vuol far credere il Sistema, ovvero di un ottimismo positivista e incosciente, piuttosto di cambiare completamente il nostro modo di pensare e vedere le cose. L’errore di fondo sta nel fatto che noi generalmente crediamo di aver bisogno di essere educati, di educare i nostri bambini, quando in realtà abbiamo bisogno di essere diseducati: di uscire quanto più velocemente dalla gabbia che il modello di pensiero unico ha costruito su misura per noi. 

I percorsi per la diseducazione personale possono essere molteplici e tutti validi. Uno di questi potrebbe essere l’istituzione di centri di disintossicazione, non dall’alcool, dal gioco o dalle droghe, che in fine dei conti sono solo alcuni degli effetti distruttivi della nostra attuale società, ma una disintossicazione dalla cultura dominante, dal mito del progresso, dall’inseguimento frenetico del successo e della crescita. Questi centri potrebbero accogliere le cosiddette “scuole all’incontrario”, ovvero delle scuole dove non sono gli adulti ad insegnare ai piccoli, riempiendoli di nozioni e omologandoli al sistema monoculturale, ma sono i piccoli che “insegnano” agli adulti. Sarebbero dei veri e propri centri di recupero per tutti noi che siamo contaminati ormai da decenni di indottrinamento propagandistico e inquadramento nella società, centri in cui bambini fino ai cinque - sei anni mostrerebbero agli adulti come godere delle cose semplici, come meravigliarsi ogni volta come fosse la prima volta, come giocare liberamente con la fantasia, come provare empatia per ogni forma vivente, come osservare con rinnovata curiosità e stupore tutte le persone che abbiamo accanto e provare spontanei sentimenti d’amore e compassione. 

Perciò gli adulti intossicati potrebbero frequentare queste “scuole all’incontrario” senza dover pagar nulla per qualche ora al giorno, magari dopo essere stati a lavoro non più di quattro ore. Potrebbero così ricordarsi facilmente che il senso della vita non è nel successo materiale, nel denaro, nei sentimenti bassi come l’invidia, la rabbia, il contrasto, la competizione, l’arroganza, l’egoismo, e riscoprire invece la gioia di vivere la scoperta delle cose semplici e la genuinità dei loro sentimenti, assistiti in continuazione da piccoli e integerrimi “insegnanti”.

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