«Un uomo è ricco in proporzione del numero di cose delle quali può fare a meno»
Henry David Thoreau, Walden, ovvero vita nei boschi

lunedì 3 dicembre 2012

Dalla moltiplicazione alla condivisione



Gesù per la decrescita


"La civiltà, nel senso reale del termine, non consiste nella moltiplicazione, ma nella volontaria e deliberata restrizione dei bisogni. Questo soltanto porta la felicità e il vero appagamento" Mahatma Gandhi



Nella sua interpretazione dei testi sacri partendo dalle loro versioni in ebraico e greco antico, Igor Sibaldi sconvolge tutta la teologia e tutta la dottrina cristiana dando una visione completamente nuova delle religioni che si basano sulla Bibbia. Una visione utilissima per il cambiamento epocale che abbiamo davanti.

In particolare, per quanto riguarda l'episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci (Luca capitolo 9) considerato da sempre uno dei tanti miracoli di Gesù, Sibaldi da una chiave di lettura molto autentica e chiara. Secondo la sua interpretazione, infatti, quell'episodio non si tratta affatto di un miracolo, di qualcosa di straordinario che non è possibile per le persone comuni, ma piuttosto di un semplice e caloroso invito di Gesù a condividere con tutte le persone presenti il cibo che solo alcuni avevano con sè. 

All'epoca, dice Sibaldi, erano migliaia le persone che seguiva Gesù e alcune di loro venivano da più lontano altre da più vicino, perciò non tutte avevano a disposizione del cibo da casa, oppure lo finiva prima. Perciò quando la sera le persone dovevano allontanarsi per andare a procurarsi del cibo, spesso Gesù diceva che sarebbe bastato suddividersi in gruppi di cinquanta persone e condividere il cibo che c'era, e che in questo modo ce ne sarebbe stato abbastanza per tutti. 

Per quanto banale possa sembrare questa spiegazione dei fatti, ciò che ne consegue ha un potere destabilizzante dal punto di vista economico-sociale. Interpretare questi passi del vangelo come un miracolo, quindi qualcosa di impossibile per gli uomini (senso di impossibilità), e come moltiplicazione che implica la crescita e quindi l'abbondanza, invece che la semplicità e l'ingenuità che sta dietro alla condivisione di ciò che si ha con gli altri fa una differenza abissale, esattamente la differenza che c'è tra la cultura occidentale di oggi, basata sulla crescita e sull'abbondanza, e la cultura di domani, fondata invece sull'equilibrio e la condivisione. Il potere di cambiamento, il potenziale di trasformazione, che insito in una tale reinterpretazione è inimmaginabile. 

Fino a venti anni fa si sarebbe detto che Gesù aveva tendenze comuniste, ma oggi che il comunismo è superato, forse potremmo sbilanciarci dicendo che il pensiero di Gesù, come quello degli altri grandi illuminati storici (Buddha, Confucio, Gandhi...), si avvicina molto al ripensamento culturale che vorrebbe proporre la Decrescita Felice e Rivoluzione Umana.  


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