«Un uomo è ricco in proporzione del numero di cose delle quali può fare a meno»
Henry David Thoreau, Walden, ovvero vita nei boschi

sabato 24 marzo 2012

Ikeda per la decrescita



Riporto nel seguito due brani molto interessanti tratti dal libro “Campanello d’Allarme per il XXI secolo”, un dialogo tra Daisaku Ikeda e Aurelio Peccei, edito nel 1985 da Bompiani e al momento incomprensibilmente non più pubblicato (da adesso è pubblicato da esperia editore, nota di febbraio 2015). I brani si riferiscono alle problematiche relative alle risorse energetiche.


«Il primo passo, categorico, imperativo, consiste nel limitare il consumo delle risorse energetiche. Ciò non toglie, per contro, che gli uomini agiscano in direzione diametralmente opposta, e tendano pertanto ad accelerarlo per effetto della crescente meccanizzazione. Un esempio ci viene offerto dalle popolazioni dei paesi industrializzati, che s’ingegnano di evitare ogni sforzo fisico per dislocarsi da un posto ad un altro. Invece di affidarsi alla forza muscolare fanno leva sui mezzi meccanici. Di conseguenza fanno insufficiente esercizio fisico, il che li costringe a recarsi in palestra dove per allenarsi utilizzano altre macchine. Il ricorso ai mezzi di trasporto meccanici e la frequentazione di club atletici, per esercitare il fisico invece di tenerci in forma accontentandoci di camminare, costituiscono due forme di spreco. Sarebbe preferibile che conservassimo le nostre risorse di energia per salire e scendere le scale a piedi, anziché insistere nell’uso di scale mobili e ascensori. Per eliminare li palestre basterebbe servirsi meno delle automobili e coprire ragionevoli distanze a piedi.

In aggiunta a iniziative conservazionistiche di questa specie, l’umanità dovrebbe meditare seriamente – e operare un conseguente sforzo – sull’eventualità di utilizzare l’energia del sole, dei venti, delle acque. Anziché puntare ciecamente su risorse esauribili come il petrolio, l’uranio, il carbone, occorrerebbe trarre fruttuoso giovamento dall’azione degli elementi naturali. I progetti orientati in questa direzione presentano aspetti negativi e contraddittori perché fonti di energia quali il sole e i venti sono estremamente instabili e le apparecchiature richieste per poterle sfruttare risultano assai costose. Ma se l’uomo saprà far mente locale sulle sue cognizioni e sul suo ingegno, tali difficoltà saranno sormontabili» 

Daisaku Ikeda


«Quali che siano le fonti di energia, è mia profonda convinzione che un problema cruciale risiede nell’esigenza di ridurre i consumi. Nella nostra era, altamente tecnologica e meccanizzata, i popoli manifestano la marcata tendenza a consumare soverchie energie al solo scopo di assicurare il comfort. Il condizionamento d’aria illustra eloquentemente il mio pensiero. La volontà di assicurare la costante efficienza dei lavoratori in concomitanza con le elevate temperature estive incoraggia l’uso dei condizionatori. Il desiderio di assicurarsi il medesimo tipo di comfort induce a utilizzare queste attrezzature anche in casi e in ambienti diversi, ossia nei treni, negli autobus, nelle automobili, nelle case private. Le conseguenze negative sono due. Innanzitutto il condizionamento d’aria esige, quale fonte di energia, un altissimo consumo di petrolio. In secondo luogo, il prolungato ricorso all’aria condizionata debilita il corpo umano, riducendone la resistenza alle malattie a cominciare dai raffreddori estivi. Le riserve di petrolio sono limitate. E se, in coincidenza con il loro esaurirsi, l’uomo fosse ormai così fragile da non essere in grado di sopravvivere oltre il proprio ambiente naturale?»

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