«Un uomo è ricco in proporzione del numero di cose delle quali può fare a meno»
Henry David Thoreau, Walden, ovvero vita nei boschi

lunedì 24 ottobre 2011

Decrescita felice o decrescita imposta

Dipinto di Ciro D'Alessio


«La decrescita è oggi inevitabile. Resta solo da scegliere se imposta o felice» Luca Madiai


Si parla di "decrescita felice", essenzialmente per trasmettere il concetto che pur diminuendo certe produzioni e i consumi, con una conseguente diminuzione del PIL, si può in realtà far aumentare il benessere e la qualità della vita di tutti anzichè andare in contro al degrado.
Da un punto di vista più profondo però, l'attributo "felice" ha un motivo ulteriore: quello di distinguere la "decrescita felice" dalla "decrescita imposta", che negli stessi termini porta a una decrescita economica che tuttavia differisce dalla "sorella" decrescita felice per due ragioni. La prima è che la decrescita imposta sarà appunto una conseguenza inevitabile dell'attuale sistema economico che incorre instancabilmente la crescita a tutti i costi, perciò non sarà un fenomeno deliberativo, nè una scelta individuale nascente da una illuminata consapevolezza, ma piuttosto una imposizione dovuta a circostanze contrarie e sfavorevoli. Seconda ragione, il risultato della decrescita imposta non porterà a benefici essenziali ed equi, piuttosto porterà alla riduzione di libertà e ad una forte accentuazione della carenza di risorse, della loro iniqua distribuzione e a situazioni di instabilità politica e sociale, oltre che economica, sempre più gravose.
Per tale motivo la decrescita felice si presenta oggi ai nostri occhi come una preziosa occasione che non possiamo altro che cogliere. Una profonda consapevolezza che, pur vivendo in un mondo dalle risorse limitate, tutti gli esser umani sono dotati dell'illimitata saggezza e coscienza per vivere una vita piena e felice, in armonia con sè stessi, con gli altri e con l'ambiente.

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