«Un uomo è ricco in proporzione del numero di cose delle quali può fare a meno»
Henry David Thoreau, Walden, ovvero vita nei boschi

lunedì 20 giugno 2011

DFRU: "Scollegarsi", parte 25/30


Nel film il Pianeta Verde, di cui consiglio vivamente la visione, la protagonista gira per le strade della città “scollegando” le persone che incontra e noi possiamo osservare i loro comportamenti che a prima vista sembrano totalmente assurdi: l’uomo che si toglie le scarpe, la donna che annusa e osserva la carne appena comprata, l’uomo che abbraccia l’albero. Dietro all’ironia del film vi è una geniale intuizione, e cioè che la nostra vita, il nostro modo di vivere è spesso dettato e limitato da schemi e comportamenti non del tutto naturali o comunque lontani da quello che è la nostra natura intima, la nostra vera essenza vitale. Agiamo e ci comportiamo secondo regole e preconcetti assodati da anni o da secoli, ma non ci siamo mai chiesti il perché realmente facciamo determinate cose, non ci siamo mai posti il problema di osservare la nostra vita quotidiana, di vedere un senso più profondo delle nostre azioni, di scoprire metodi diversi di agire o solo tentare di immaginare, di sognare, di pensare diversamente.
La società di oggi, frenetica e colma di informazioni in continua evoluzione, ci rende schiavi di un sistema, ci costringe a difenderci dal caos creando un codice di comportamento, uno schema rigido con cui pensare, parlare ed agire tutti i gironi, senza rischiare di perdersi e di impazzire. Sono regole non scritte che noi stessi, tacitamente ci siamo dati, o meglio che la società ci ha consigliato caldamente e noi abbiamo accettato senza fiatare, senza valutare alternative, inesistenti all’apparenza. Si potrebbe parlare di un vero e proprio Matrix, una serie di regole e schemi comportamentali e di pensiero che ci limitano, ci inquadrano, ci rendono schiavi inermi, docili e manipolabili con pochi sforzi.
Trovo geniale la scena del film Matrix, quella in cui Morpheus (già risvegliato alla “verità”) offre a Neo la possibilità di scegliere: pillola azzurra continui la tua vita come sempre e resti schiavo del sistema nell’illusione di essere libero, pillola rossa «vedrai quanto è profonda la tana del Bianconiglio».
Uscendo dalle metafore, scollegarsi o scegliere la pillola rossa non significa altro che cercare di abbattere le nostre inerzie psicologiche che ci fanno pensare utilizzando percorsi mentali e schemi logici fissi e convalidati nel tempo. Ad ogni problema associamo già una soluzione preconfezionata, una visione del problema ristretta e rigida che ci preclude ogni altra via per soluzioni alternative. Osservare le cose dallo stesso punto di vista, avere comportamenti programmati per ogni evenienza significa abbattere ogni tentativo di cambiare, di andare oltre alle circostanze esterne. Dato che, come abbiamo visto, il mondo e la vita sono in continua e inevitabile mutazione, usare tali schemi statici non ci permetterà di raggiungere ulteriori risultati, non ci permetterà di trasformare la realtà, non ci permetterà di crescere interiormente e di essere felici e in armonia con noi stessi e con il nostro ambiente.
Fare la propria rivoluzione umana comprende quindi anche l’abbattimento di ogni schema o struttura mentale che riteniamo assodata e funzionante. Significa mettersi in discussione, essere pronti in qualsiasi momento a distruggere le proprie sicurezze, le proprie convinzioni sulle quali abbiamo finora basato la nostra vita, siamo sopravissuti al sistema che altrimenti ci avrebbe emarginati e inghiottiti.
“Scollegarsi” significa andare oltre l’apparenza, pensare diversamente, uscire dagli schemi usuali, andare al cuore delle cose, delle problematiche, porsi le domande di base, le più semplici che esistono. La rivoluzione umana è una decisione personale, un atto di coraggio enorme e per questo non facile assolutamente. Andare oltre la propria stessa mente, in un’impresa che l’uomo non ha mai tentato prima nella sua storia su questo pianeta.
Siamo fossilizzati su schemi logici, intrappolati, e noi stessi siamo i primi a non rendercene conto a pieno. Sognare, immaginare, fantasticare sono azioni difficili per un adulto, perché comportano sforzo. Eppure dovrebbe essere tra le cose più naturali e gioiose da intraprendere, magari nel tempo libero.
Un esempio banale: quando torniamo a casa in auto e percorriamo la stessa strada tutti i giorni, ci rendiamo conto che dopo un po’ di tempo non pensiamo più a quello che stiamo facendo, che le azioni da fare ci vengono spontanee, lo stesso vale per la guida della macchina, una volta che abbiamo imparato a guidare non pensiamo che stiamo premendo l’acceleratore, che dobbiamo mettere la prima poi la seconda, lo facciamo automaticamente, seguendo uno schema. Per le azioni ripetitive questa inerzia mentale ci viene in aiuto, ma se volessi affrontare un ostacolo inaspettato o una difficoltà improvvisa, utilizzare comportamenti prestabiliti e automatizzati non ci permetterà di superarli.
Se pensiamo a un qualsiasi problema non riusciamo a individuare una soluzione che non esista già o che riteniamo irrealizzabile. Proviamo a fare degli sforzi mentali, a costringerci a pensare diversamente. Pensiamo che una soluzione diversa esiste ed è realizzabile, a partire da ora. Immaginiamo ad esempio una città senza automobili, dove la gente si sposta senza bisogno di auto o moto, pensiamo a una società che non fa più uso del denaro, pensiamo che i rifiuti non esistano più, pensiamo a poter vivere dignitosamente senza lavorare tutti i giorni per 10-15 ore, pensiamo a un’economia che non si regga sul denaro, pensiamo a un mondo senza armi e senza guerre, senza povertà, pensiamo, sogniamo, immaginiamo il futuro. Partire da un sogno, crearlo e sognarlo è il primo passo perché il sogno si avveri. Non ho mai sentito parlare di un sogno che si è avverato senza che sia stato sognato, pensato, creato, immaginato, colorato. Illuminante è un aforisma di G.B. Shaw che trascrivo di seguito:
“Vedi le cose e dici: «Perché?». Ma io sogno cose che non sono mai esistite e dico: «Perché no?»”. G.B. Shaw
Non focalizziamoci soltanto sul perché esiste un problema, proviamo ad andare oltre, proviamo ad immaginare una soluzione che non esiste e pensiamo perché non possa essere attuata, perché non si possa cambiare l’attuale situazione. Attiviamoci. Spetta a noi agire per primi, non aspettiamo nulla dall’esterno. Partiamo da un sogno, da un’immagine e agiamo noi stessi per primi, da soli.
So che può risultare difficile, forse impossibile da mettere in pratica nella vita quotidiana, che le parole sono belle ma il vento le porta via. So che credere senza vedere non è facile. Nel prossimo paragrafo dirò come esattamente sia realizzabile quanto detto.


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