«Un uomo è ricco in proporzione del numero di cose delle quali può fare a meno»
Henry David Thoreau, Walden, ovvero vita nei boschi

lunedì 2 maggio 2011

DFRU: Perchè la soluzione non basta?, parte 18/30


Abbiamo visto fino ad ora una serie di supposizioni su quello che potrebbe o dovrebbe essere fatto per salvare il nostro pianeta e noi stessi da un futuro incerto, se non tragico e per costruire un’alternativa migliore. A questo punto ci possiamo chiedere, visto che sappiamo già qual è la soluzione del nostro enorme problema, perché non la mettiamo in atto? o per lo meno non cerchiamo di farlo? La risposta è evidente: perché attuare questa ipotetica soluzione è difficile, estremamente difficile, se non per molti quasi impossibile, se non utopico. Effettivamente non si può altro che essere d’accordo, e perfino accondiscendere il più spietato dei pessimisti. Ma come al solito dobbiamo fare un cambio di prospettiva e farci un’ulteriore domanda. Perché questa soluzione è così difficile da attuare?
La risposta esaustiva comprenderebbe una serie di considerazioni che non voglio in questa sede analizzare. Ad ogni modo la risposta concisa e precisa è che la soluzione è difficile, se non impossibile da concretizzare, perché manca la condizione di base per la sua realizzazione.
Soluzione e condizione non sono nient’altro che due aspetti della trasformazione di un problema in piena vittoria. Sono due elementi indispensabili per la risoluzione di difficoltà e il raggiungimento di obbiettivi determinati.
Un esempio banale di soluzione e condizione di un problema.
Problema: devo attraversare un fiume ma non posso nuotare
Soluzione: costruisco una zattera
Condizione: ho il materiale e la conoscenza adeguata per costruire una zattera
La soluzione per quanto facile o difficile, ideale o meno, non potrà mai essere messa in pratica se non sono soddisfatte a pieno le condizioni. Mi sembra logico e scontato. Se non ho dei legni e delle funi non posso costruire una zattera. Se possiedo tanti legni e tante funi ma non ho idea di cosa sia una zattera non mi serviranno a nulla.
Allo stesso modo se il mio desiderio è farmi un viaggio in bicicletta, il solo fatto di comprare una bicicletta non sarà sufficiente a meno che io non sappia andarci e non abbia un tragitto da percorrere. Sembrano sciocchezze (ed effettivamente lo sono), ma da questi semplici esempi possiamo capire molto del nostro modo di agire.
Solitamente individuare la soluzione è la cosa che ci resta più semplice, abbiamo tante soluzioni per ogni problema, anche già preconfezionate, che non comportano sforzi mentali né fisici. Ma spesso la soluzione migliore si scopre solo osservando il problema da un punto di vista diverso, che mai avevamo utilizzato prima, e che pensavamo fosse del tutto fuori luogo. Questo comporta l’abbattimento di barriere psicologiche e la creazione di condizioni differenti che individuano naturalmente la nuova soluzione da adottare.
È bene sempre tener a mente la distinzione tra soluzione e condizione, e che l’ordine più logico dovrebbe essere quello di imporre prima le condizioni affinché la soluzione si realizzi successivamente in modo naturale e spontaneo. Mentre spesso l’approccio è capovolto: vogliamo applicare una soluzione senza tenere in considerazione la condizione che la rende una soluzione valida. Sarebbe come tentare di costruire una zattera senza avere a disposizione del legno, oppure come provare a vincere una gara in bicicletta senza mai esserci montato sopra.
Ad ogni modo, condizione e soluzione devono essere necessariamente presenti entrambe e in armonia tra loro allo scopo di ottenere risultati soddisfacenti.

1 commento:

  1. La prima cosa da fare è limitare le nascite, con buona pace di chi parla di calo di natalità. Per restare solo all'Italia, quali credi che siano le cause VERE dell'aumento della disoccupazione, dello scempio edilizio (abbiamo cementificato il 75% delle nostre coste), del conseguente dissesto idrogeologico perenne? Da cosa credi che dipenda, nel mondo, l'aumento del CO2 e il cambiamento climatico? In un mondo sovraffollato, credi veramente che le cosiddette rinnovabili potranno mai fare la differenza?
    Chi parla di decrescita felice non parla mai di queste cose, chissà perché. Forse perché il semplicissimo fatto che siamo TROPPI, che abbiamo intasato questo pianeta a livelli insopportabili, è un tabù ... se lo dici, pare che odi l'umanità, che sei contro la vita, che si sa, è sacra ...
    Latouche è il coglione che dice che mangiando erbetta e andando in biciletta tutti, il pianetà può sostenere tranquillamente 30-35 miliadi di umani. TRENTA-TRENTACINQUE MILIARDI DI UMANI! L'ha detto, posso darti il link, se ti interessa ... Se questo vuol dire amare la vita, beh, direi che di un amore così si può fare a meno.
    Siccome però nessun governo (tranne quello cinese) si èm ai posto il problema e che anzi, il messaggio della società è ancora quello di "crescete e moltiplicatevi" direi che altro che rivoluzione umana ... senza presa di coscienza, l'umanità non ha speranze.
    Chiediti come sarebbe un mondo con le teconolgie attuali o anche migliori e abitato solo da un miliardo di persone ... chiediti se ogni singolo essere umano di quel miliardo non potebbe vivere una vita, se non "felice", perlomeno più serena e sicura ...
    Non sto ovviamente dicendo che bisogna eliminare qualcuno. Ma che se si vuole perseguire l'obiettivo di una società migliore, bisognerebbe stabilire: un miliardo entro il 2200. Sarebbe un obiettivo concreto. Ma non mi faccio illusioni. Stiamo andando verso il burrone, con buona pace di Latouche e tutti gli altri, Ikeda in testa. Prima o poi decrescita ci sarà, ma non sarà felice ... nel frattempo chi se la sta raccontando, continuerà a farlo ...
    Tutto questo casino è nato a causa dello sviluppo dell'idea di "felicità", un'idea (così come viene intesa adesso) relativamente nuova.
    Scusa gli spoloqui, ma credo che tu sia giovane e magari puoi svegliarti. Se mai decidessi di farlo, non avresti vita facile. Ma almeno vivresti nella verità e la verità è l'unica vera medicina.
    Ciao

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