«Un uomo è ricco in proporzione del numero di cose delle quali può fare a meno»
Henry David Thoreau, Walden, ovvero vita nei boschi

mercoledì 15 febbraio 2012

Immigrazione: risolvere il problema dalla radice


Dipinto di Ciro d'Alessio


«Il progresso deve essere definito dall’interno. Le comunità locali devono decidere ciò che reputano sia il loro sviluppo» Vandana Shiva


Sono poche, pochissime, le questioni che non sono legate alla decrescita. Non fa eccezione l’immigrazione.

Siamo coscienti che i fenomeni della globalizzazione e della conseguente deregolamentazione economica e finanziaria, lo sfruttamento delle risorse fossili, umane e ambientali, l’aggravarsi dei disastri ecologici e climatici, la sovrappopolazione siano un concatenato sistema di fattori che causa e regola i flussi migratori Sud-Nord del mondo?

Siamo coscienti della crescente iniquità sociale ed economica e della rapida devastazione di intere regioni agricole, prima utilizzate dai villaggi per coltivare la propria sussistenza poi sacrificate sull’altare del progresso e in nome del controllo commerciale del mondo intero?

Siamo consapevoli delle tensioni sociali che scaturiscono da tutto ciò, dell’aumento della povertà, del rischio di ampia diffusione di violenza e odio nelle grandi metropoli sia nel Sud che nel Nord?

Le politiche nazionali e internazionali in riferimento all’immigrazione prendono in considerazione due soluzioni possibili: accogliere indistintamente tutti gli immigrati e dare loro ciò di cui hanno bisogno, compresa la cittadinanza, il lavoro, l’integrazione, oppure alzare trincee ai confini ed espellere tutti coloro che sono indesiderati dai “nostri” territori. Dovremmo quindi trasferirci tutti quanti al Nord per vivere in pace? O dovremmo costruire delle barriere sempre più alte o robuste per tenerci lontano una massa crescente di persone del Sud che “pretendono” da noi qualcosa che non gli spetta?
Ovunque si dibatte di immigrazione come se la scelta possibile fosse unicamente tra accoglienza totale o rifiuto totale, mentre è evidente ancora una volta che la soluzione della questione, per quanto complessa sia, si trovi nell’intraprendere con saggezza la via di mezzo, affrontando il problema dalla radice.

La radice dell’immigrazione Sud-Nord del mondo è il folle sistema economico globalizzato e senza pietà che noi abbiamo creato, che vive e si sostiene grazie allo sfruttamento senza tregua di risorse preziosissime alla vita come le risorse fossili (energetiche e minerali), le risorse umane e le risorse ambientali in termini di terra, acqua e vegetazione. In un tale sistema perverso di auto annientamento è ovvio che la prima parte a subirne le conseguenze negative è necessariamente quella più debole.

Solo cambiando il sistema economico e culturale alla base del nostro amato “progresso”, solo riformando l’essere umano e la sua visione della vita e della sua esistenza quotidiana, potremo permettere a tutte le persone del mondo di poter vivere serenamente nelle loro terre.
Solo attraverso una politica di sobrietà, non violenza e localizzazione economica e sociale saremo in grado di uscire da un aspirale che ci sta divorando tutti, dal Sud al Nord.

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